Sarkò blocca i treni e l’Italia protesta: «Misura illegittima»

RomaLa Francia mostra i muscoli, schiera gli agenti in tenuta antisommossa al confine e blocca per quasi un’intera giornata tutti i treni provenienti da Ventimiglia. È una mossa clamorosa quella di Parigi, un atto di forza destinato a restare impresso nella memoria del Vecchio Continente anche per il suo valore simbolico. Come i controversi fatti di Ceuta e Melilla del settembre 2005 quando nelle enclave spagnole sulla costa marocchina venne aperto il fuoco contro coloro che cercavano di penetrare con la forza in territorio iberico, in un rimpallarsi di responsabilità tra Madrid e Rabat.
Oggi la storia si ripete con il governo di Nicolas Sarkozy che sigilla la frontiera e impedisce il transito di tutti i convogli schierando a Mentone un reparto della Compagnie républicaine de sécurité (Crf). Un atto di forza che nel tardo pomeriggio una portavoce del ministero dell’Interno francese cerca di stemperare. «Non c’è alcun cambiamento nella politica per l’immigrazione rispetto all’incontro che c’è stato dieci giorni fa tra il ministro Maroni e il collega francese». Il blocco dei treni è «una misura temporanea per ragioni di ordine pubblico motivata dal fatto che era in corso una manifestazione pro-migranti davanti la stazione di Ventimiglia». Il riferimento è ai sit-in di protesta, fuori dalla stazione, attuati da alcune centinaia di migranti e attivisti dei centri sociali e antirazzisti arrivati al confine con il cosiddetto «treno della dignità». I manifestanti hanno occupato i binari della stazione e, minacciando di incamminarsi a piedi verso la Francia, hanno scandito slogan chiedendo, al grido di «liberté liberté», di manifestare sotto il consolato francese. Ai migranti tunisini presenti al confine, e muniti di permesso di soggiorno temporaneo, è stato comunque assicurato che saranno tutti riaccolti nel centro di accoglienza di Ventimiglia. I responsabili della struttura hanno così ottenuto lo scioglimento del sit-in. A quel punto, attorno alle 19, a Ventimiglia sono stato riattivati i collegamenti ferroviari con la Francia.
Lo scontro e il braccio di ferro si sposta ora in ambito politico, a livello bilaterale con possibili code in sede comunitaria. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha dato immediate istruzioni all’Ambasciatore a Parigi di svolgere un passo diplomatico per esprimere la ferma protesta italiana. La Farnesina spiega che sono stati chiesti «chiarimenti per misure che appaiono illegittime e in chiara violazione con i generali principi europei». È stato «altresì sollecitato il consolato a Nizza». E in serata, Frattini, ai microfoni del Tg5 aggiunge: «Abbiamo formalmente protestato contro la decisione di chiudere il traffico internazionale tra Italia e Francia e viceversa. Comprendiamo come 300 no global a Ventimiglia possano destare preoccupazione per l’ordine pubblico francese, ma i permessi concessi dall’Italia agli immigrati sono validi e la Francia li ha riconosciuti».
In mattinata sullo stato dei rapporti Italia-Francia si era espresso anche il ministro Roberto Maroni. «L’Europa della solidarietà ancora non c’è» dice il titolare dell’Interno a Sky Tg24. «Se quando l’Italia chiede aiuto l’Europa risponde “è un problema vostro”, non è l’Europa che tutti noi abbiamo in mente. È incomprensibile la posizione della Francia sull’immigrazione, dura e ingiustificata nei nostri confronti.

Il vertice bilaterale Italia-Francia del 26 aprile sarà l’occasione per riallacciare rapporti amichevoli. Abbiamo tutto l’interesse a mantenere ottimi rapporti con la Francia. Di certo noi siamo in regola con le norme Ue e questo lo ha confermato anche la Commissione europea».

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