Sarkozy vuole le quote poveri nelle scuole d’élite

Il presidente francese ha un piano per garantire l’accesso alle "grandes écoles" agli studenti con redditi più bassi. Il 30% degli iscritti sarà scelto tra i meno abbienti e otterrà una borsa di studio. Ma i prestigiosi istituti si ribellano

Sarkozy vuole le quote poveri nelle scuole d’élite

Il presidente francese Nicolas Sarkozy non ha mai nascosto una certa insofferenza nei confronti delle grandes écoles della République. In questi prestigiosi istituti, cui è difficilissimo accedere, si formano da sempre le élite politiche, economiche e intellettuali del Paese. Ma Sarkozy, figlio di un immigrato ungherese, laureato in giurisprudenza, avvocato, politico fai-da-te dai tempi dell’università, ha un passato diverso alle spalle e i detrattori individuano nel suo percorso anomalo la ragione delle antipatie presidenziali dirette verso queste scuole.

Ieri, in quella che i giornali francesi hanno definito l’ennesima battaglia del leader contro il sistema delle grandes écoles, il presidente ha detto di voler aprire gli istituti agli studenti più poveri, aprendo dunque le porte anche alle giovani generazioni della banlieue, i sobborghi difficili, regno dell’immigrazione e delle tensioni sociali.

«Le grandes écoles - ha detto Sarkozy in un discorso a Gif-Sur-Yvette, presso un grande polo universitario dei sobborghi della capitale - non devono essere riservate soltanto agli studenti interni o ai figli dell’antica borghesia. Sono scuole per tutti: se uno lavora, se uno ha talento». Secondo il leader, un Paese che recluta le sue élite tra il 10% della popolazione è un Paese che si priva del 90% della sua intelligenza. Sarkozy pensa così a un piano per aprire i prestigiosi istituti, 220 in tutto, a un 30% di borsisti provenienti da famiglie poco abbienti, un obiettivo già fissato in un discorso tenuto alla fine del 2008 nella prestigiosa scuola di Palaiseau. Oggi, secondo i più recenti sondaggi, la percentuale di borsisti negli istituti di ingegneria è pari al 22,9%, ma nella più famosa École Polytechnique, la cifra scende a 11,03.

Per capire l’importanza delle grandes écoles nella formazione delle élite francesi basta fare un elenco dei politici che le hanno frequentate: Ségolène Royal, François Hollande, Jacques Chirac, Dominique de Villepin, Alain Juppé, Valéry Giscard d’Estaing, Dominique Strauss-Kahn, Jean-François Copé, Lionel Jospin e la lista, composta da nomi della destra e della sinistra, potrebbe andare avanti.

Per il presidente, la questione non è soltanto scolastica. Sarkozy ieri si è collegato al controverso dibattito sull’identità nazionale, scatenatosi nei mesi passati nel Paese attorno al tema dell’immigrazione e dell’islam francese, spiegando come «l’uguaglianza» nel settore scolastico sia anche un aspetto dell’identità francese. «Per Sarkozy - dice al Giornale Jean-Pierre Darnis, ricercatore allo Iai, Istituto Affari Internazionali, e professore associato all’università di Nizza - il tema delle grandes écoles si inserisce anche in una battaglia politica che può portargli consensi». Spiega Darnis che per affrontare il problema è necessario capire come funziona il modello scolastico del Paese. In Francia esiste il sistema università, come nel resto del mondo; separato da questo c’è il sistema grandes écoles. In questi istituti è molto difficile entrare: la competizione è enorme, i duri concorsi richiedono grandi conoscenze e una preparazione culturale vastissima. E «le statistiche dimostrano che il reclutamento è inceppato e soltanto i figli della borghesia, provenienti da un ambiente dove il livello culturale è già di partenza altissimo, riescono a entrare».

I concorsi, a livello giuridico, sono aperti a tutti, «ma un giovane cresciuto nella banlieue - dice Darnis - avrebbe difficoltà a passare l’esame soltanto per il suo livello di francese». Secondo il professore, «la Francia ha ricreato così una società di corte, dove esistono membri a vita di una casta, formatasi in questi istituti». Sarkozy riscontra oggi la necessità di allargare questa élite, imponendo quote d’accesso, ma le scuole speciali si ribellano. Contro il presidente si è infatti formata una fronda alla testa della quale c’è la Conférence des grandes écoles. I piani del leader, dicono, rischiano di abbassare l’altissimo livello degli istituti.

Ma Monsieur le Président non sembra essere toccato dalle critiche. Ha chiesto ai suoi ministri di aprire un dialogo con le parti in causa e ha usato toni da battaglia: «Mi aspetto risultati rapidi e concreti. Se li avremo, basterà il dialogo. Altrimenti useremo altri mezzi».

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