da Cannes
«Il mio Persepoli non è un caso di Stato». Marjane Satrapi me lo dice col più bello dei sorrisi, sotto l'occhio complice di Catherine Deneuve. Nel film autobiografico a cartoni animati, originato dal suo libro a fumetti, è Chiara Mastroianni a darle la voce quando è adolescente e adulta. La Deneuve dà la voce alla madre di Marjane. Poiché Danielle Darrieux è la nonna, si riforma casualmente la discendenza di 8 donne e un mistero di François Ozon!
Tre generazioni del cinema francese in un solo film sono un evento, che però tutt'altre «voci» coprono, indicando in Persepoli l'origine della peggiore crisi fra Parigi e Teheran dopo quella del 1984, quando la Francia armava l'Irak contro l'Iran. «E pensare che c'è stata solo una lettera di protesta!», mi spiega la Satrapi. Ma lei non s'intimorirebbe nemmeno se le lettere diventassero un ritiro di ambasciatori. E tutto per la storia di una bambina - lautrice stessa, appunto - nata nel 1969; che ha dieci anni quando lo scià viene rovesciato; che ne ha undici quando l'Irak attacca l'Iran; che cresce sotto le bombe e ne ha diciassette, quando la guerra finisce.
L'aria di tempesta comunque giova alla Satrapi. Io ho imparato a conoscere Marjane l'anno scorso, quando eravamo giurati proprio al Festival di Cannes, sezione «Un certain regard». Il presidente, il regista Monte Hellman, deve ricordarne ancora il piglio. Ora, all'esordio nel cinema, lei concorre nella rassegna principale con buone prospettive di un premio. E posso garantire che non è il Magdi Allam dell'Iran...
Signora Satrapi, «voci» danno i suoi genitori in ostaggio a Teheran...
«In Iran non si accusano i genitori dei comportamenti dei figli. E io non sono portavoce di un Iran contro un altro. Persepoli permette un'identificazione. Non ci identifica con un popolo: con una persona sì. Chi stigmatizza i musulmani, li riduce a un'idea astratta. Che si bombarda facilmente».
Signora Deneuve, lei interpreta la madre di Marjane e sua figlia Chiara interpreta Marjane. La realtà si confonde con la fantasia.
«È stata mia figlia Chiara, devota lettrice dei libri di Persepoli, a suggerirmi il ruolo. Che ho accettato subito, volentieri».
Signora Satrapi, i festival danno modo di gettare in politica tutto, anche senza motivo; ma qui il motivo c'è.
«Quando si fa un libro, quando si fa un film, le critiche si accettano, perché da loro s'impara. Non polemizzo con il governo o con la stampa dell'Iran. Ma sarò lusingata di difendermi, se ne avrò possibilità».
Signora Deneuve, lei deve adorare Persepoli: anche nella versione inglese darà voce alla madre di Marjane.
«E le anticipo che Gena Rowlands la darà alla nonna! Persepoli? mi piace perché è una storia cupa raccontata con leggerezza».
Signora Satrapi, c'è chi la contesta e chi la conforta. Morale?
«Meglio che non siano tutti d'accordo. Una storia come la mia non è giornalismo, non s'illude di riflettere la realtà. Vuol solo dire la mia verità».
Signora Deneuve, il tratto della Satrapi - contrasti di bianco e nero, ombre lunghe - espressionista. L'ha notato?
«Uno dei film che amo è La morte corre sul fiume di Charles Laughton, con Robert Mitchum, dove l'illuminazione è appunto espressionista».
Signora Satrapi, il film condensa il libro senza ricalcarlo.
«Infatti. Mai scambiare il fumetto per uno story-board (sceneggiatura illustrata da disegni, ndr). Cinematograficamente va ripensato tutto».
Signora Deneuve, lei gira tre film all'anno, ma in Persepoli mette solo la voce, e non lo trova una diminuzione. Per lei recitare è un gioco o un lavoro?
«È un gioco, anzi una gioia. Si dice che far l'attore sia mestiere difficile: lo è, ma forse non è un mestiere».
Signora Satrapi, Persepoli fumetto è tutto in bianco e nero; Persepoli film ha un frammento iniziale a colori. Perché?
«Anni fa, andai all'aeroporto di Orly, da dove si parte per Teheran, e lì rimasi un giorno a piangere.
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