Saul Bass e signora, Quelle «scritte» passate alla storia

L'occhio di Kim Novak che inquadrato a distanza sempre più ravvicinata ci fa affondare in una vertigine di spirali (La donna che visse due volte, Alfred Hitchcock, 1958). E quarant'anni dopo delle rose che sbocciano e si dilatano, ma sempre soffocate da pagine piene di un'elegante calligrafia, come l'amore del protagonista sarà soffocato dall'alta società newyorkese del 1870 (L'età dell'innocenza, Martin Scorsese, 1993). In mezzo, decine di titoli di testa o di manifesti di film celebri (Spartacus, Psycho, Anatomia di un omicidio, West Side Story, Schindler's List e così via) tutti firmati da Saul Bass (1920-1996), spesso con la collaborazione della seconda moglie, Elaine, considerato il padre dei titoli di testa cinematografici come forma d'arte e tra gli «omaggiati» del convegno milanese.

Una volta, parlando dell'approccio creativo di Bass, Martin Scorsese lo riassunse così: «un'immagine emblematica, subito riconoscibile e immediatamente legata al film». Bass, nella sua carriera, firmò anche lavori per grandi compagnie come United Airlines, AT&T, Minolta e ideò il poster delle Olimpiadi di Los Angeles del 1984.

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