Saviano in cattedra insegna a odiare il premier

Saviano in cattedra insegna a odiare il premier

(...) stanno cercando di mandare a memoria la dichiarazione da fare alla stampa. «Bellissima iniziativa», sentenzia lei. «Un bel riconoscimento», perfeziona lui. Magari non riescono neppure a sentire il rettore che non rispetta il copione. «La politica, il governo e il parlamento hanno svolto il loro ruolo - sottolinea con voce calma e decisa - La riforma Gelmini appena approvata è una legge che può rappresentare, se adeguatamente supportata anche con le risorse necessarie, un progresso verso un sistema accademico moderno. Adesso tocca a noi docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo promuovere all’interno di questa cornice normativa un’azione di serio rinnovamento e di modernizzazione della nostra università». Detto da un così autorevole cattedratico, che non può certo essere tacciato di simpatie di centrodestra, è una mazzata pesantissima a tutti coloro che salgono sui tetti, fanno i funerali della scuola, straparlano di danni irreparabili all’istituzione o devastano la città nel nome del diritto allo studio cancellato.
Per fortuna che ci pensa lui, lo scrittore che vive sotto scorta per aver scritto Gomorra, il libro che scopre la criminalità organizzata nel Sud. Roberto Saviano è l’ospite d’onore, deve ricevere la laurea honoris causa in giurisprudenza perché, come dice lo stesso rettore, così l’ateneo genovese ha inteso «difenderlo» dalle minacce ricevute. Ma ovviamente mica si mette a parlare di quel che lo riguarda, del motivo per il quale è a Genova. Saviano si sente ancora in una puntata di «Vieni via con me» e parte con il monologo. Argomento, il caso Ruby-Berlusconi.
«Dedico questa mia laurea ai magistrati Boccassini, Sangermano e Forno che stanno vivendo momenti difficili solo per aver fatto il loro mestiere di giustizia», chiude la sua lectio magistralis il neo dottore. Che aveva appena spiegato come sia difficile essere contro il premier. «Le ore che sta vivendo il Paese sono complesse nella misura in cui chi racconta ha paura.

Sì, chi racconta ha paura - recita da martire - Siamo in democrazia, senza dubbio, non abbiamo niente a che fare con i regimi, ma non si può negare che chiunque decida di prendere una posizione critica verso il potere, verso il governo, sa cosa lo aspetta, lo sa fino in fondo: delegittimazione e fango». Addirittura programmi in prima serata sulla Rai, lauree honoris causa. Roba da veri perseguitati.

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