Il sax di Chico Freeman non brilla per un pubblico troppo distratto

Earl «Chico» Freeman, sassofonista di Chicago, non è notissimo in Italia, forse perché non c’è venuto molto in veste di direttore. Soltanto i cultori di musica americana bene informati sanno che suona anche altri strumenti (il flauto e il clarone), che è compositore e, appunto, direttore di gruppi propri dopo aver collaborato con tanti celebri maestri. Ricordiamo, per completezza, che ha un pedigree musicale invidiabile, essendo figlio di un sassofonista (Von Freeman) e nipote di un chitarrista (George) e di un batterista (Bruz), tutti alquanto quotati. Chico si è esibito per tre sere consecutive al club Blue Note di Milano, tenendo ogni sera due concerti, ma crediamo che il soggiorno non abbia giovato granché alla sua fama italiana. Si è portato appresso Ivan Bridon pianoforte, Felipe Cabrera contrabbasso, Julio Barreto batteria e Rodrigo Rodriguez percussioni, un ensemble piuttosto squilibrato verso la componente ritmica, che ha suonato senza infamia e senza lode davanti a un pubblico folto ma prenatalizio e distratto.

In sala erano reperibili in anteprima parecchie copie del cd di Freeman Oh, By The Way (Double Moon), con un gruppo più nutrito e di altra levatura, l’ultimo forse a cui abbia partecipato il compianto pianista Hilton Ruiz.

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