«Sbaglia chi mi accusa di conflitto d’interessi»

Professor Silvio Garattini, lei è il presidente dell’Istituto Mario Negri e del consorzio Mario Negri Sud, ma è anche il presidente della Commissione per la ricerca e lo sviluppo dell’Aifa che approva i progetti e distribuisce fondi pubblici alle istituzioni private. Non le sembra un’anomalia?
«Non esiste un conflitto di interessi. Come presidente della Commissione nell’Aifa ho sempre rinunciato a votare quando si discute di un progetto che viene presentato dall’Istituto Mario Negri. Io mi alzo ed esco dall’aula così come fanno altri colleghi quando c’è una richiesta che li coinvolge».
Ma lei è il presidente e la sua influenza condiziona gli altri anche quando non è presente.
«Ma non è vero. E i numeri lo dimostrano. Il mio istituto di ricerche farmacologiche, in questi anni, ha presentato 43 proposte e la commissione ne ha bocciate ben 30. Solo tredici se ne sono salvate».
Forse erano poche ma buone visto che circa il 20% dei fondi sono stati destinati ad istituti che la coinvolgono direttamente.
«Il nostro istituto farmacologico è riconosciuto a livello internazionale e i nostri lavori sono complessi. Inoltre se qualcuno vuole collegarmi anche agli ospedali riuniti di Bergamo, si sbaglia. Noi collaboriamo con i nostri servizi se ci chiamano ma sono loro a prendere i soldi».
Però sono agganci utili.
«Ma guardi che la Commissione per la ricerca dell’Aifa non assegna né i progetti né i fondi. Io e i miei colleghi ci limitiamo a stabilire se una proposta è attinente al bando di concorso».
E poi cosa succede?
«I progetti che sono stati poi ritenuti validi vengono mandati a una commissione internazionale, indipendente, che fa una graduatoria dei progetti».
E chi li approva questi progetti?
«Il consiglio di amministrazione dell’Aifa. È sua l’ultima parola».
Ma chi sceglie i nomi degli esperti?
«Noi proponiamo una rosa ampia di esperti e chi è disponibile si presenta».
Il direttore Rasi sostiene, però, che di questi progetti non si vede alcun risultato.
«Il Mario Negri ha uno studio sull’ipertensione, un altro sulla nefropatia, nei soggetti che hanno un trapianto di rene. Sono lavori delicati, di grosse dimensioni che richiedono tempo, come minimo tre anni».
E ne sono passati quattro. Dal 2005 non è stato concluso neppure un progetto.
«Innanzitutto i progetti del 2005 sono stati firmati, per il via libera, almeno un anno dopo. Poi ci sono le procedure per il comitato etico. Insomma, la burocrazia mangia del tempo prezioso».
E i risultati quando arriveranno?
«Per gli studi clinici affidati al Mario Negri c’è da aspettare almeno il 2010».
Ma neppure gli altri istituti hanno concluso nulla, neppure i lavori meno complessi.
«Se gli enti selezionati non producono, non prendono i soldi dall’Aifa. Ogni istituto è obbligato presentare dei rapporti semestrali di proseguimento. E viene pagato sullo stato di avanzamento dei lavori. Anche il Negri ha incassato solo una piccola parte dello stanziamento».
Ma il direttore dell’Aifa dice di non trovare traccia di questi rapporti intermedi.
«Ci sono, ci sono, basta controllare bene nella segreteria tecnica».
Professore, lei è in scadenza di mandato. Vorrebbe restare all’Aifa?
«In questi cinque anni ho cercato d'impostare un sistema di trasparenza basata sui migliori standard internazionali. Mi spiace che ci siano equivoci o incomprensioni. Comunque, io ho finito il mio mandato, se mi vorranno resterò, altrimenti me ne andrò».


Con dispiacere?
«Fare il presidente è un lavoro gratuito, ci pagano a malapena il viaggio e il taxi. Non è una posizione retribuita. E io sono una persona che ha speso la vita per combattere contro l’ingiustizia, non per speculare sulle spalle di un ente pubblico».

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