Sbragia: «Sono un giudice equo»

da Roma

Tra i camei che impreziosiscono Antonio guerriero di Dio di Antonio Belluco c’è anche quello offerto da Mattia Sbragia. Veste i panni di un giudice equo e severo. Tutto il contrario di quel Caifa che ha il suo volto nella ricostruzione della Passione di Cristo di Mel Gibson. «Da un lato c’era il capo del sinedrio - ricorda Sbragia - che ha codificato la menzogna perché sentiva minacciato il potere che rappresentava. Dall’altro c’è un giudice retto che viene toccato dalle parole di Sant’Antonio».
Che bilancio ha tratto da questa nuova esperienza in un film religioso?
«Sono rimasto colpito dall’entusiasmo di Belluco e devo dargli atto di essere riuscito a sopravvivere ad un’impresa davvero titanica: fare un buon film in costume con un budget ridotto».
Sant’Antonio sembra più un paladino degli umili che lo «scrigno delle scritture».
«In effetti di lui ciò che più mi attira è il suo carattere sanguigno.

Gran parte dei santi sono stati personaggi dal carattere forte, perché le buone azioni richiedo sempre tempra autentica. Poi magari la Chiesa tramanda di loro immagini edulcorate. Ho avuto modo di conoscere personalmente Giovanni XXIII. Sarà stato pure il “papa buono” ma che carattere!»

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