Migliaia di senza tetto, quasi tutti clandestini, si aggirano per strade e anfratti segreti della città. Soli, affamati, esposti al gelo. Spesso ammalati, molti con patologie che si ritenevano ormai scomparse, come i 400 casi di scabbia e le decine di tubercolosi registrati nel 2006 dai padri francescani. Che ora, attraverso padre Clemente, lanciano lallarme. Ma anche prospettano la soluzione: «Medici che visitino tutti i clochard. Solo così possiamo evitare prossime emergenze sanitarie».
Padre Clemente è stato sentito in commissione Politiche Sociali, riunita ieri per affrontare il problema dei senza tetto. Per i quali a novembre è già scattata l«emergenza freddo». Tra i vari interlocutori anche la Fondazione fratelli di san Francesco. Unorganizzazione che fino a 30 anni fa assisteva una centinaio di poveri, quasi tutti italiani. Ma che ora deve occuparsi di 2.500 individui, quasi tutti stranieri. La Fondazione, grazie allapporto di 400 volontari, sforna ogni giorno 1.200 pasti e ospita nei suoi tre dormitori 450 uomini e 100 donne.
Cè poi la struttura sanitaria: 75 medici che ogni anno visitano 16mila persone. Proprio questo «screening» di massa ha consentito a padre Clemente di sciorinare numeri da vero allarme sociale per la ricomparsa a Milano di malattie considerate scomparse. «Come la tbc - spiega padre Clemente -. Lanno scorso, solo tra aprile e maggio, abbiamo scoperto nei nostri dormitori una decina di ammalati. Per non parlare della scabbia, una quindicina di casi al mese. Con punte di 80 a dicembre 2006. Anche se si è trattato di una situazione contingente. Erano appena arrivate in città decine di rifugiati dal Corno dAfrica. Sbarcati a Lampedusa, hanno ottenuto lo status di rifugiati politici. Solo che il Governo, dopo aver dato loro questo patentino, li ha abbandonati a se stessi. Sono quasi tutti saliti a Milano, rifugiandosi dove capitava. In particolare nellex caserma di viale Forlanini. Facendo poi sballare tutte le statistiche: 191 casi di scabbia in tre mesi».
Padre Clemente tuttavia ci tiene a precisare che lallarme sanitario si ferma qui: «Non immaginiamo adesso decine di persone colpite da colera, peste, lebbra, vaiolo o chissà cosaltro, malattie mai riscontrate da noi a Milano. In ogni caso ci vuole prevenzione.
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