Milano - Rischiano la chiusura le sedi italiane, situate a Roma e Milano, della banca statunitense Lehman Brothers, che nella notte ha dichiarato il fallimento avviando la procedura "Chapter 11". È quanto spiegano più fonti finanziarie.
Lo scacchiere italiano A molti dipendenti, è stato spiegato, sarebbero già state chiuse le proprie caselle di posta elettronica, mentre alcuni di questi avrebbero già avanzato richieste per un’ uscita anticipata. A livello di gruppo Lehman da gennaio 2007 ha ridotto il proprio organico di circa 6.000 unità e lo scorso agosto si ventilava l’ipotesi di tagliare la forza lavoro di un altro 6%, ovvero 1.500 dipendenti. In particolare, secondo le indiscrezioni raccolte, nella sede di Londra molti dipendenti starebbero abbandonando gli uffici, senza avere garanzie economiche per la mensilità di settembre o tanto meno per un eventuale bonus di "buonuscita". Diversi lavoratori della City, riferiscono le fonti, stanno sgombrando uffici e scrivanie dai propri oggetti personali portandoli via con degli scatoloni di cartone. Lehman in Europa conta su 6 mila dipendenti. Nelle sedi italiane i dipendenti sarebbero complessivamente 140, di cui 120 operativi su Milano e i restanti 20 su Roma.
La posizione dell'Unicredit "La
nostra esposizione è molto limitata", ha assicurato l’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, rispondendo ai giornalisti alla domanda se è preoccupato della situazione dopo il fallimento della Lehman.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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