RomaLa tensione resta alta nel Pdl dopo la bagarre di questi giorni alla Camera. E così Fabrizio Cicchitto rompe gli indugi e va a Palazzo Grazioli per rassicurare Berlusconi e spiegargli che non bisogna commettere lerrore di elevare le istanze e le richieste personali al rango di reali problemi di partito. «È interesse di tutti i deputati tenere i nervi a posto, evitare particolarismi di gruppo e corrente, perché da tutto ciò discende la concreta possibilità di far durare la legislatura fino alla sua scadenza naturale» dice Cicchitto. Un monito fin troppo chiaro sulla necessità di evitare di fare il gioco dei finiani e della sinistra.
Non cè dubbio, però, che complice la balcanizzazione dello scenario politico, quello vissuto dal Pdl possa tranquillamente essere definito come il momento più difficile dalla sua fondazione. Se da una parte cè Claudio Scajola che serra i ranghi dei suoi fedelissimi e vede allorizzonte la luce di una recuperata centralità politica, dallaltra cè la tendenza degli ex forzisti ad alimentare un derby - a volte pretestuoso - con gli ex di An. «Abbiamo realizzato una fusione a freddo in cui lenergia che abbiamo profuso appare decisamente superiore a quella generata in termini di risultati» si lamenta un senatore azzurro. Di certo in molti si aspettano che, passata lemergenza clandestini, Berlusconi possa risalire sul Predellino e imporre un cambio di marcia al partito. E nel frattempo tornano a girare voci su possibili cambi ai vertici del gruppo della Camera, con Maurizio Lupi (seguito da Scajola) dato in pole per la sostituzione di Cicchitto, voci in realtà smentite decisamente dalle parti di Palazzo Grazioli. In ogni caso la resa dei conti ci sarà soltanto dopo le amministrative e cè già chi vagheggia unalleanza che possa unire esponenti siciliani, liguri e lombardi del Pdl in una scalata alla guida del partito. Una sfida che, nelle aspirazioni di molti, dovrebbe realizzarsi in un congresso a competizione aperta da convocare prima possibile. Un palcoscenico dove potrebbero prendere forma gli assetti del futuro. Giulio Tremonti, ad esempio, ultimamente ha rafforzato il suo legame politico con Maurizio Sacconi e intrattiene buoni rapporti con Gianni Alemanno. La Fondazione Liberamente, dei ministri Frattini, Gelmini, Prestigiacomo, Carfagna con il possibile sostegno di Angelino Alfano, dopo una fase di oblio, è tornata sul proscenio. Senza dimenticare il potere di attrazione di Italia protagonista di La Russa e Gasparri.
Nella partita cè poi una terza squadra che vuole scendere in campo: quella composta dagli ex Dc Giovanardi e Rotondi e dagli ex Psi Stefano Caldoro e Mauro Cutrufo. Custodi di uno storico retaggio, si ritroveranno il prossimo 9 aprile in un convegno dal titolo «Cofondatori». «Il Pdl è ancora un accordo di mezzadria tra ex Forza Italia ed ex An» dice Carlo Giovanardi. «Bisogna andare oltre. Ci sono truppe che vogliono partecipare. Dopo le amministrative bisogna ripartire dai congressi locali e abbandonare la logica del partito padronale».
Di certo, pur in un momento in cui le varie anime del Pdl si sforzano di ricercare micro-distinzioni identitarie piuttosto che le ragioni dello stare insieme, nessuno è così ingenuo da cadere nella ragnatela di Pier Ferdinando Casini e nella sua proposta di voto a giugno causa impraticabilità di campo, ovvero Parlamento bloccato dalleccessiva litigiosità. Sullo sfondo gli occhi restano puntati sulla Lega. Il Carroccio vive un momento di riflessione interna e cammina sul filo sottile di un dubbio antico: far prevalere le ragioni elettorali, assecondando le paure dei governatori del Nord, o svolgere un ruolo responsabile di governo concentrando le energie sul nodo immigrazione. La navigazione della maggioranza, insomma, dovrà ancora affrontare marosi agitati.
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