C’è un’Italia che viaggia sul web ancora a ritmo di lumaca. Soffocata dalla banda stretta, l’imbuto incapace di gestire velocemente grandi flussi di informazioni. Superare il cosiddetto digital divide (divario digitale), per offrire a tutto il Paese un Internet col turbo, resta una priorità del governo. In occasione dell’ultimo Cipe, il ministro dello Sviluppo economico, Cladio Scajola, ha infatti consegnato al premier, Silvio Berlusconi, un documento in cui viene chiesto l’avvio dei progetti connessi alla banda larga. Investimento previsto, 800 milioni di euro. Somma certo non leggerissima per il bilancio statale, soprattutto in un momento di lenta fuoriuscita dalla crisi. Proprio per questo motivo, il piano prevede anche l’intervento del mercato, poiché la rete è vista anche come un’opportunità di business. I tempi d’attuazione sembrano stretti. Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica, ha rivelato ieri che Berlusconi intende avviare «quest’anno la complessa macchina degli investimenti per la banda larga, anche per tranche, che servono perché dal 2010 si possa superare il digital divide. Il prossimo Cipe - ha anticipato - conterrà le risorse per la banda larga». Nei giorni scorsi l’orientamento del governo, così come espresso dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, sembrava privilegiare l’utilizzo di risorse a favore degli ammortizzatori sociali, rinviando al dopo-crisi i piani per velocizzare la rete.
L’estensione della banda larga sul territorio nazionale è un classico sforzo finanziario anti-ciclico, da valutare dunque tutto in prospettiva. Le prime stime del suo impatto vanno calcolate partendo dai benefici sull’occupazione, uno dei fronti rimasti caldi (un po’ meno in Italia rispetto ad altri Paesi) in questa fase di transizione dalla recessione alla crescita. Attualmente, appena il 19% della penisola può utilizzare la banda larga: ciò significa che dovranno essere aperti ben 33mila cantieri per portare l’Internet «a quattro corsie» laddove oggi c’è solo un «sentiero» informatico. Per farlo, saranno necessari 50mila addetti. Il passaggio dalla rete in rame a quella in fibra coinvolgerà, in base alle prime stime, oltre 4mila ingegneri, più di 11mila tra tecnici e assistenti, circa 13mila operai qualificati o specializzati, 15mila operai comuni e 6mila impiegati. La ricaduta sul Pil dovrebbe essere positiva attorno a 0,2 punti percentuali, ma i vantaggi vanno misurati soprattutto con altri parametri. Le connessioni lente sono nemiche non solo di un’utenza privata abituata a scaricare dalla rete canzoni, film e programmi. Alle imprese, per esempio, la banda larga consente un aumento di produttività e di competitività legato proprio alla capacità di gestire più rapidamente informazioni; così come alle famiglie agevola il dialogo, spesso complicato, con la pubblica amministrazione.
Durante l’ultimo Cipe, Scajola ha anche consegnato un documento relativo a progetti per l’assegnazione di 150 milioni di euro per la riconversione di aree industriali in crisi; l’attribuzione di un analogo importo per completare i trasferimenti di funzioni da Invitalia all’Isa (Istituto per lo sviluppo agroalimentare); lo stanziamento di 50 milioni per le zone franche urbane e di 45 milioni per le zone franche urbane in Abruzzo.
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