Alla Scala c'è Sigfrido. "Wagner ci fa pensare»"

Dopo Valchiria, un'altra opera della Tetralogia. Young: "In termini sinfonici è uno Scherzo"

Alla Scala c'è Sigfrido. "Wagner ci fa pensare»"
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«Siegfried di Wagner ci fa fermare e riflettere. Già nel primo atto il compositore conduce in una direzione nuova, diversa da quella seguita in Walküre» - dice la direttrice d'orchestra Simone Young. Se vogliamo pensare in termini sinfonici potremmo considerare Rheingold (primo dei quattro drammi della Tetralogia, ndr), come un primo movimento, Die Walküre come l'adagio, il movimento dell'amore, e il primo e il secondo atto di Siegfried («Sigfrido»), come scherzo».

Benvenuti, nuovamente, a bordo di un'immaginaria astronave, in viaggio alla scoperta dell'affascinante mondo wagneriano, proposto - già da mesi - alla Scala. Dopo il prologo «Das Rheingold» e la prima giornata «Die Walküre», ecco (da oggi al 21 giugno, sempre alle ore 18) il dramma musicale «Siegfried», diretto dall'esperta Young e dal collega Alexander Soddy; regia di David McVicar. L'opera fu rappresentata per la prima volta il 16 agosto 1876 al Festspielhaus di Bayreuth. Ma entriamo, per un attimo, nell'opera che debutta: si racconta la storia di Siegfried, nato dall'amore incestuoso tra i gemelli Siegmund e Sieglinde e cresciuto segretamente nella foresta dal nano Mime. Quest'ultimo progetta di utilizzarlo per impadronirsi dell'Anello che gli farebbe avere il potere assoluto, ma Siegfried sventa i suoi piani riforgiando Nothung, la spada del padre. Con essa, il protagonista affronta e uccide il drago Fafner, custode dell'Anello, prendendone possesso. L'eroe sfida il dio Wotan, spezza la sua lancia e raggiunge la cima di una montagna, dove attraversa un cerchio di fiamme per risvegliare Brünnhilde, la Valchiria, che così diviene sua compagna.

Spiega il musicologo Raffaele Mellace nel suo intervento sulla rivista La Scala: «Dopo la tragedia serrata, dalla temperatura emotiva altissima, della Walküre, ora ritorniamo a una narrativa di tono diverso, popolata di draghi, eroi armati di spada, uccelli che parlano, belle addormentate che si risvegliano per amore». Già nell'avvio della Tetralogia il Prologo del «Rheingold» era stato affidato «al registro del mito, tra ninfe, dèi, gnomi e giganti»; adesso in «perfetta alternanza con la tragedia che costituisce le ante pari di questo polittico in quattro parti, si ritorna all'invenzione fantastica, nella forma della fiaba. Una fiaba, tuttavia, che della tragedia ha assaggiato il sapore forte e aspro e che alla tragedia dovrà nuovamente condurre (...)». E ancora. Continuando, Siegfried si è fatto uomo e crescendo ha assunto «la maschera dell'eroe giovane, e in questa veste diventa il depositario di una ardita missione di riscatto - continua lo studioso - I simboli e i personaggi delle due puntate precedenti ritornano in circolo: l'oggetto magico costituito dalla spada Notung, già fatta a pezzi ma ora da Siegfried stesso fusa nuovamente e restituita al suo taglio micidiale; ma soprattutto i personaggi che già ci sono familiari e che ora incontriamo di nuovo. Non identici, tuttavia, ma in un processo di evoluzione».

Il viaggio wagneriano continua, dunque, con ancora grandi artisti sul palcoscenico.

Nel cast ecco, tra gli altri, Klaus Florian Vogt come Siegfried, Wolfgang Ablinger-Sperrhacke come Mime, Camilla Nylund sarà Brünnhilde (un'ora prima dell'inizio di ogni rappresentazione, presso il Ridotto dei Palchi «A. Toscanini», si terrà una conferenza introduttiva all'opera tenuta da Raffaele Mellace. La rappresentazione del 13 giugno sarà trasmessa in live streaming sulla piattaforma LaScalaTv).

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