Scala, dopo il vertice con Bondi i sindacati vogliono «okkupare»

Maestranze della Scala sul piede di guerra. Pronte a dare battaglia fino ai prossimi 60 giorni - il tempo necessario perché il decreto Bondi diventi legge - per sensibilizzare l’opinione pubblica e dare «uno scossone alla città». Continua la lotta degli scaligeri per difendere un trattamento niente male, quali un orario di lavoro ridotto, stipendi di tutto rispetto, incentivi, straordinari e indennità invidiabili, che si ostinano a non voler considerare privilegi. Nonostante tutto la tensione serpeggia nei corridoi, la rabbia monta: c’è chi innneggia all’occupazione, alla sospensione della produzione, a manifestazioni di protesta ben più forti delle prove aperte, che ieri hanno visto in fila centinaia di milanesi e turisti ben contenti di poter entrare gratis nel tempio della lirica. Le prove aperte? «Sono state volute per stemperare la tensione» spiegano dal teatro.
L’atmosfera in serata si fa più cupa dopo l’incontro a Roma tra il ministro della cultura Sandro Bondi e le segreterie dei sindacati. «Ci ha riservato 15 minuti in tre anni e mezzo, non che il sindaco Moratti si sia mai visto in teatro, a differenza di altri sindaci» fa notare Giuseppe Veneziano, della UilCom del coro. «Le posizioni non cambiano - spiega Giancarlo Albori dell'Slc-Cgil - il ministro non ha intenzione di ritirare il decreto, quindi siamo alla rottura nazionale. Proseguiamo con le iniziative di protesta». Ieri alle 17 si è tenuta una riunione dei lavoratori, convocata da Cgil e Uil, non ha aderito la Cisl - per discutere delle iniziative, che saranno decise oggi dopo l’assemblea generale, cui la Cisl al momento non ha ancora aderito. «La situazione è tesa - commenta Domenico Dentoni della Uil - perché il ministro deve ritirare quel decreto. Daremo vita a manifestazioni, incontreremo i politici, organizzeremo concerti per spiegare alla cittadinanza punto per punto il decreto». Si comincia oggi con la prima protesta per l’ultima messa in scena del Simon Boccanegra con Placido Domingo. Coccarde gialle per tutti, qualche volantino e cambi di scena a sipario alzato per mandare un primo messaggio, senza interrompere la produzione. La rabbia degli scaligeri monta: «Lavoriamo sabato e domenica, giorno e notte, ci alleniamo e studiamo ogni giorno» sottolinea Veneziano. Contro il «decreto infame» settimana prossima potrebbe nascere un’assemblea permanente: teatro aperto giorno e notte, senza interruzione degli spettacoli. Un’occupazione che non blocca le messe in scena ma che mette a nudo la Scala per la prima volta, forse, nella storia del teatro. A gruppi, milanesi e turisti potranno ammirare la macchina teatrale, assistere alla prove, entrare nella stanze di prove del coro, anche di notte. Insomma vivere il teatro da dentro insieme ai lavoratori che lì dormiranno.


Saranno organizzate serate aperte al Conservatorio, i cui dipendenti rischiano di vedere tagliata la possibilità di dare anche lezioni private e negli altri teatri della città.
Il 13 invece, giorno fissato per lo sciopero che farà saltare la prima dell’Oro del Reno di Wagner verrà organizzato forse un mega concerto in più teatri contemporaneamente

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