Aveva ragione Fabio Tombari quando, in Tutta frusaglia, sosteneva che molto più della discesa agli abissi della coscienza era opportuno concentrarsi sull'analisi millimetrica del comportamento della provincia italiana. In effetti, anche se limitare il campo d'indagine e la raffinatezza di scrittura al microcosmo della «piccola gente», può suonare blasfemo agli occhi di chi ha sempre condannato agli inferi sia il Gozzano di Signorina Felicita che il Guareschi di Don Camillo, si affaccia prepotente un'esigenza. Quale? Se vogliamo differenziarci dai toni apocalittici del teatro americano, restringere il campo all'analisi del nostro «particulare» può rappresentare la salvezza. Salvando, com'è il caso in questione, il vernacolo dall'invadenza della lingua colta. Già se ne accorse, alla fine degli anni sessanta, la grande Sarah Ferrati quando chiese a Mario Ferrero di rimettere in scena per lei un piccolo classico come Gallina vecchia. Seguita più di vent'anni dopo da un'altra grande toscana, Marisa Fabbri, che fece anch'essa ricorso all'amarognola pièce di un maestro deliziosamente provinciale come Augusto Novelli.
Ora un'attrice ironica e intelligente come Marina Malfatti, individuato in Piero Maccarinelli il regista ideale per ridar vita agli scalmani d'antan della Siora Nunziata che, in odor di menopausa, perde la testa per il bell'Ugo, gagà senza né arte né parte già sposo promesso della stiratrice Gina, ci regala con la grazia sorniona che le compete un altro memorabile ritratto di donna. Liberatasi con un geniale colpo d'ala dei vezzi e dei vizi delle illustri primedonne che l'hanno preceduta nel ruolo, Marina affronta da squisita commediante il bozzetto del suo conterraneo d'altri tempi concentrandosi sul grottesco.
GALLINA VECCHIA - di Novelli Regia di Piero Maccarinelli, con Marina Malfatti. Firenze, Teatro della Pergola, fino al 29 aprile.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.