da Silverstone
E adesso qualche nodo viene al pettine. Adesso che la Ferrari scopre di non essere quella grande famiglia delluno per tutti e tutti per uno. Adesso che la Rossa, ferita e tradita, viene trafitta dalla certezza che si teneva in seno un signore che non era per tutti, bensì ce laveva con tutti. Adesso qualche passato malumore inizia, tardivamente, ad emergere. Si scopre ad esempio che Ross Brawn, lo stratega, il grande uomo della pista, il direttore tecnico per anni acclamato come vero artefice, nel box e sul muretto, dei successi schumacheriani, ecco, sarebbe meglio che a Maranello non tornasse. Lui che lo scorso anno venne salutato con un addio che doveva essere un arrivederci, «perché ha solo preso un sabbatico per pescare e rilassarsi», dicevano. Adesso che la Ferrari disegnata da Todt, una Ferrari più italiana, fatta dai simpatici volti di Stefano Domenicali direttore sportivo, di Mario Almondo direttore tecnico, di Luca Baldisserri capo delle operazioni in pista, adesso che questa nuova Rossa pare proprio funzionare, perché mai affidarsi di nuovo alle costose cure dellomone inglese?
Tanto più che Brawn pareva attratto dalle sirene della Honda; tanto più che Nigel Stepney è stato per anni il suo protetto, «suo sceriffo nel box» si lascia scappare qualcuno della ciurma rampante: «Gli riferiva tutto, gli diceva tutto, una volta il meccanico della Ferrari iniziava da ragazzino e terminava con la pensione, in questi anni, invece, sai quanti hanno cambiato...».
Stepney alla Honda, che aveva corteggiato Brawn, ha offerto i servigi suoi e di Coughlan, e senza più la protezione del tecnico inglese si sentiva meno a proprio agio a Maranello, dove certi conti col passato si stavano facendo via via più pesanti. Forse per questo in molti ritengono oggi che Ross Brawn «non tornerà più alla Ferrari... meglio che non succeda». Frasi rese in una dichiarazione ufficiale? Macché. Solo sussurri.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.