Scandalo intercettazioni Ora tocca al delfino Nei guai Murdoch Jr

Ora indaga pure l’Fbi. Vacilla la stella di James, erede designato dell’impero. E così ora trema Sky, la sua creatura italiana

Scandalo intercettazioni 
Ora tocca al delfino 
Nei guai Murdoch Jr

La stella di James Murdoch non brilla più nei cieli di News Corporation. Secondo quanto scrivono il New York Times e il Financial Times, il trentottenne delfino di Rupert sta per essere superato dalla sorella Elisabeth nella corsa alla successione. L’erede designato, l’astro nascente, «James l’italiano», colui che ha voluto e plasmato la nascita di Sky Italia, è in ribasso. La prova starebbe nella decisione di sospendere la corsa al controllo di BSkyB, la pay tv di cui è stato per 4 anni amministratore delegato, presa dal padre e dal vicepresidente di News Corp Carey senza consultarlo. E informandolo solo a cose fatte. Uno smacco, secondo le fonti interpellate dalle due testate americane. Perché la scalata a BSkyB era «una creatura di James». Era inevitabile che lo scandalo che ha causato la chiusura del News of the World e lambito i vertici di Downing Street avesse ripercussioni sulle gerarchie del clan Murdoch. La figlia maggiore Elisabeth adesso si sente più forte e non a caso ieri si è permessa di attaccare Rebekah Brooks, pupilla del padre e alleata dello stesso James. Il quale, sempre ieri, ha dovuto chinare il capo e accettare di testimoniare martedì prossimo davanti alla commissione media della Camera dei Comuni.

Ma i contraccolpi dello scandalo non si fermano in Gran Bretagna. In Australia, Paese nativo dello Squalo, si fa strada la richiesta di un’indagine sulla News Ltd, padrona di oltre venti testate. In America l’Fbi ha deciso di aprire un’inchiesta per sapere se giornalisti del gruppo abbiano intercettato i familiari delle vittime dell’11 settembre. Secondo gli analisti è inevitabile che qualche ripercussione ci sarà anche nella vicina Italia, dove James, presidente onorario di Sky, scende in tour un paio di volte l’anno per incontrare leader politici. E per verificare di persona lo stato di salute della pay tv di cui News Corp possiede il 100%. Da quando, grazie alle dimissioni del fratello Lachlan, James è divenuto presidente di News Corp Europa e Asia le relazioni diplomatiche con Mediaset si sono fatte assai più difficili. Anzi, tra i due colossi è scoppiata la guerra per sul mercato della pay tv. Per la carriera di James, l’Italia è strategica, un banco di prova dove dimostrare di saper sconfiggere un concorrente solido come Mediaset. Ecco spiegata l’aggressività delle campagne di Sky Italia anche sul terreno politico. Come quella del 2008 contro l’aumento dell’Iva sugli abbonamenti.

Sebbene negli ultimi tre anni l’emittente di News Corp abbia prodotto un utile stabile tra i 160 e i 170 milioni, causa aumento dell’Iva e crisi internazionale per tre trimestri consecutivi gli abbonati sono calati (meno 30mila in totale). Solo nell’ultimo anno anche davanti a questa cifra è tornato il segno più. Eppure nel maggio scorso, all’ultimo convegno dei giovani editori di Bagnaia, il delfino dello Squalo ha criticato il sistema italiano osservando che nella nostra economia esistono «blocchi strutturali» e «in alcuni settori la concorrenza è vista come una specie di intrusione». Insomma, un’allusione chiara al conflitto d’interessi.

Del resto i suggeritori italiani di Murdoch jr sono efficienti e documentati. Come nelle altre aziende del gruppo, tutte monolitiche e molto gerarchizzate, a Sky non esistono cordate contrapposte. Nel palazzone di vetro di Santa Giulia regna la monocrazia di Tom Mockridge, 55enne neozelandese, da sette anni al vertice della pay tv. Un murdocchiano di ferro che ha scelto di persona la squadra di manager dell’azienda.

Composta da Laura Cioli, chief operating officer responsabile dell’organizzazione, della strategia commerciale e dei rapporti istituzionali, Andrea Scrosati, il vicepresidente responsabile dei programmi che ha preso Fiorello e la Ventura e ha dato impulso alle serie cinematografiche, Domenico Labianca, il custode della finanza della società e Jacques Raynaud, l’uomo dei diritti tv dei grandi eventi sportivi. Gente navigata e che si sente solida. Ma si sa, quando cambia un capo nessuno se la sente di scommettere sul futuro.

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