«Scaramella mi ingannò con un sosia di Guzzanti»

Quella «verità» si basava su un falso. Era infatti un falso senatore Paolo Guzzanti - con tanto di barba nazarena e fulva chioma scapigliata abbastanza simili alle sue - l’individuo che due anni fa incontrò in due occasioni, a Napoli e a Roma, l’ex agente del Kgb Evgeni Limarev per il tramite di Mario Scaramella, ex consulente della Commissione Mitrokhin. È stato lo stesso Limarev ad ammetterlo, in un incontro di quattro ore con l’autentico Guzzanti. Un’ammissione che va così a smontare il teorema edificato sull’intervista a Limarev pubblicata da Repubblica il 26 novembre scorso; teorema in base al quale il senatore azzurro sarebbe stato orditore di trame occulte per redigere dossier destinati a screditare uomini politici del centrosinistra, da Bassolino a Pecoraro Scanio, da Ranieri a Diliberto. E altri ancora. Tutto falso, invece, come una barba (fulva) da Carnevale.
«Senatore Guzzanti, adesso che la vedo di persona sono sicuro al 100% di non averla mai incontrata prima d’ora e quindi di non averla mai sentita parlare di dossier da fabbricare o di qualsiasi altra cosa che l’abbia danneggiata, ma la prego di credere che ero in totale buona fede». È questa, registrata e riportata tra virgolette, l’ammissione fatta da Limarev a Guzzanti nell’incontro che hanno avuto due giorni fa in un albergo di Cluses, nell’Alta Savoia francese. Una conversazione, la loro (preceduta una settimana prima da una tempestosa telefonata di un’ora), protrattasi quattro ore e in inglese, di cui Guzzanti cita i passi salienti in una conversazione con Panorama che compare sul numero in edicola oggi.
Limarev ha dichiarato tra l’altro a Guzzanti di «ritenere che qualcuno, truccato in modo credibile anche se con una voce e un accento del tutto diversi, gli sia stato presentato da Mario Scaramella come il presidente della Commissione Mitrokhin». E ha anche negato di aver mai parlato di strutture e appartamenti segreti. «Io non ho mai parlato di strutture segrete, dev’essere un’invenzione dei giornalisti di Repubblica con cui ho parlato nel febbraio del 2005. A Carlo Bonini e Giuseppe D’Avanzo (gli autori dell’intervista, ndr) avevo detto soltanto che Scaramella mi tormentava e che dietro di lui avevo visto in azione Guzzanti a Napoli e Roma». Ma un Guzzanti falso, riconosce lui adesso.
Quello vero preannuncia ora «azioni legali e politiche durissime», sia per «le conseguenze civili e penali della macchinazione che ha scatenato il mio linciaggio da parte di quasi tutti gli esponenti del centrosinistra», sia sul fatto che «notizie (ancorché false) che avrebbero costituito notizia di gravissimi reati, possano essere trattenute per quasi due anni in attesa del momento buono per tendere un agguato a un innocente». E in merito a ciò Guzzanti richiama l’attenzione dell’Ordine dei giornalisti. Anche perché Limarev, sempre a registratore aperto, ha fatto un’altra affermazione gravissima, ricorda Guzzanti. «Ma sa, i giornalisti di Repubblica volevano lei, senatore - mi ha confessato l’ex agente - e me lo hanno detto chiaro e tondo che “di Scaramella non ci importa assolutamente nulla”. Volevano mettere le mani su di lei. Adesso vedremo - aggiunge Guzzanti commentando amaro i nuovi fatti emersi - se tutti i nuovi cacciatori di streghe che hanno urlato “vergogna” e chiesto la mia testa avranno la decenza di chiedere scusa. Sono sicuro che non lo faranno, perché non è nel loro Dna».
L’articolo di Panorama ricorda che «quella devastante intervista scatenò un’ondata di accuse contro l’ex presidente della commissione Mitrokhin». E in proposito Guzzanti, ricordando il «linciaggio pubblico» nei suoi confronti e le «fabbricazioni mirate a distruggere una persona, ciò che in inglese si chiama “charachter assassination”», sottolinea come «Repubblica è dunque ancora una volta smentita».

Per il senatore, infatti, «tutto si reggeva unicamente su un solo articolo di Repubblica in cui si virgolettava un tizio che all’epoca era un perfetto sconosciuto, Evgeni Limarev, di cui nessuno si è preoccupato di verificare l’attendibilità, ma che è stato immediatamente usato dall’intera sinistra, ministri compresi, per scatenare la più vergognosa caccia all’uomo degli ultimi anni, anzi una vera caccia alle streghe tipica del nuovo maccartismo di sinistra».
Guido Mattioni

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