Ma che c’entrano la manette con la difesa del diritto d’autore? L’arresto del fondatore di Megaupload, non è l’ultimo successo dell’armata del diritto d’autore nella guerra contro i pirati del web, ma solo la deriva finale del vecchio esercito dell’industria dell’intrattenimento ( ce n’è anche una nuova e più avanzata)che naviga fuori dal tempo. Il download libero è un fenomeno di massa, imponente e inarrestabile perché percepito dal senso comune come un gesto assolutamente lecito.
Lo spot imposto a chi comprava i dvd per spiegare che «scaricare da internet film piratati è come rubare »e tu«non ruberesti mai un’auto»si scontra con l’esperienza comune. Perché se rubo un’auto, il suo proprietario dovrà girare a piedi o ricomprarsela. Se duplico un dvd o se scarico un «contenuto », chi lo ha condiviso con me continuerà a guardarsi il film o ascoltare la musica.E se tutti comprassimo un’auto e la usassimo a metà con l’amico o il vicino di casa che ha orari complementari, certamente l’industria dell’auto subirebbe un duro colpo.
Ma allora anche la «condivisione» di un’auto è un furto? La sensazione è che di fronte alla diffusione di internet e della condivisione «peer-to-peer», da computer a computer, le major di film e musica, invece di cercare strategie per sfruttare a proprio vantaggio il nuovo canale di diffusione, abbiano deciso di affidarsi a una possente azione di lobby (legittima) per difendere con apposite leggi posizioni di vantaggio sul mercato.
E tanti Paesi hanno varato norme severissime, Italia inclusa: manette e sconcertanti ostracismi dal web per chi «downloada » la serie tv preferita. Tutto inutile, visto che per un Megaupload e un Napster che chiudono nascono mille Bit Torrent. E naturalmente nessuno spiega per quale motivo era perfettamente legale farsi registrare su videocassetta da un amico lo stesso telefilm trasmesso in tv.
Certo, la diffusione del fenomeno su scala globale toglie fatturato a una certa industria, che ha tutto il diritto di difendersi. E se lo facesse con i propri mezzi, niente da eccepire. Invece ha ottenuto lo scudo della legge e il braccio delle forze dell’ordine pagate dalla comunità. Grazie anche a una campagna d’opinione volta a far credere che scaricando si deruba la creatività. In realtà, la maggior parte degli autori incassa solo una fettina risicata del ricavato della vendita di libri e cd.
Non è questione di dar retta agli slogan populisti sul «sapere
libero», e sicuramente va punito chi lucra a scrocco sul prodotto intellettuale altrui, vendendo duplicati. Ma senza fornire una protezione armata a chi ha il monopolio del mercato e non vuole mollarlo a imprese più innovative.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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