Scarlett: "Se mi invitate, nel 2008 ci sarò"

La bella Johansson, protagonista di "Diario di una tata", manda uno scarno messaggio. Ha dato forfeit all'ultimo momento perché impegnata a rigirare alcune sequenze di un film

Scarlett: "Se mi invitate, nel 2008 ci sarò"

Venezia - «Se l'anno prossimo mi invitate nuovamente state tranquilli che verrò». Sì, certo. Vallo a spiegare a chi ha costruito intere pagine (il Magazine del Corriere ad esempio) o lunghi e telegenici servizi (il Tg1) sulla burrosa diva Scarlett Johansson che dopo essere stata al Lido in tante salse ha dato all'ultimo momento forfeit perché impegnata a rigirare alcune sequenze di un film.
Di lei a Venezia solo uno scarno messaggio, letto da Harvey Weinstein produttore con Miramax di "Il diario di una tata" diretto dai coniugi Robert Pulcini e Shari Springer Berman e presentato nella sezione Venezia Notte. Poche righe per dire che «le esperienze passate al Lido sono state meravigliose» e che la coppia dei registi è, ovviamente, «tra le mie preferite». Peccato perché la sua assenza si fa notare. Non tanto per questa leggera commedia che in Italia uscirà il 12 ottobre, ma perché al Lido sta mancando una presenza come la sua, un po' da diva d'altri tempi.
Anche se lei è così brava che non ha avuto problemi a calarsi nei panni di una figlia della working class, mora e in abiti casual, alla ricerca di una carriera manageriale connaturata ai sudati studi (pagati dalla madre infermiera) e che invece quasi per caso si trova a fare la tata in una benestante quanto scoppiata famiglia dell'Upper East Side newyorchese. C'è Mrs. X (interpretata da Laura Linney) impegnata in beneficenza o nello shopping, c'è Mr. X (Paul Giamatti) preso dalle fusioni di grandi società ed effusioni con le collaboratrici e c'è infine il piccolo Grayer (Nicholas Reese Art) completamente abbandonato alle tate.
Tratto dal bestseller The Nanny Diares scritto da due babysitter newyorchesi, Il diario di una tata, con un occhio a Mary Poppins (più volte citata con l'apparizione dell'ombrello) e l'altro al sofisticato mondo di Il diavolo veste Prada, mette in scena una divertente trovata.


Grazie alla passione per l'antropologia del personaggio della Johansson, abituata a frequentare il Museo di storia naturale (lo stesso dove è stato girato Una notte al museo con Ben Stiller), i due registi costruiscono infatti una serie di diorami in cui vengono fissati le varie tipologie degli abitanti del dorato Upper East Side. La Johansson li segue con sguardo impietoso evidenziandone soprattutto gli aspetti paradossali e più meschini.

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