da Milano
E due: loperazione Eni-Distrigaz è stata (almeno sotto certi aspetti) la fotocopia di Enel-Endesa. Ancora una volta è arrivata la dimostrazione che le grandi acquisizioni in Europa non si possono fare senza laccordo con il potere politico. E se in Spagna il governo di Madrid aveva «stoppato» i tedeschi di E.On, in Belgio quello di Bruxelles ha sostanzialmente fatto la stessa cosa con i francesi di Edf. Che non lhanno presa bene, come dimostrano le accuse di gara «truccata» fatte filtrare. In tutte e due le vicende ha giocato a favore di Enel e di Eni un aspetto non indifferente: le imprese italiane hanno unimmagine più «conciliante» e non suscitano i timori di colonizzazione che hanno sollevato E.On ed Edf.
Non a caso il primo ministro belga Yves Leterme si è sempre espresso a favore dellEni e anche ieri, dopo avere incontrato i vertici del gruppo italiano poco prima della firma, ha detto che «la forte posizione industriale di Eni offre importanti opportunità per il mercato belga per quanto riguarda la sicurezza dellapprovvigionamento e il ruolo del terminale di Zeebrugge come hub». E cè un altro aspetto che la dice lunga: il prezzo. Suez realizza «una plusvalenza di circa due miliardi di euro», ha affermato lamministratore delegato del gruppo francese Gerard Mestrallet, che soprattutto si rafforza in Italia con la rete di Roma (che si integrerà con quella di Gdf con cui Suez si fonderà a fine giugno) e con le forniture di elettricità che invece verranno utilizzate da Suez. Tra laltro, se il premier Leterme ha tenuto fuori un colosso ingombrante come Edf, evitando di crearsi un duopolio francese in Belgio (perché Suez resta attraverso Electrabel), la stessa cosa ha fatto Mestrallet, che ha evitato di rafforzare gli scomodi vicini di casa.
Pur di non dare Distrigaz a Edf o E.On, Suez ha fatto felice Scaroni (e i suoi azionisti).
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