A Scarpinato la polizia piace soltanto se obbedisce agli ordini del magistrato

Mentre si erge su un palco a combattere contro il governo, il magistrato Ingroia di cui, come elettore, per manifesta e dichiarata fede conosciamo l’orientamento politico, un altro magistrato siciliano, Roberto Scarpinato, procuratore generale presso la corte di Appello di Caltanissetta, in un’intervista al Corriere rivendica la dipendenza delle forze di polizia dalla sola autorità, individuale e senza controllo, del pubblico ministero. Inutile rispondergli, come fa il procuratore aggiunto a Venezia Carlo Nordio, che «il pubblico ministero italiano è l’unico caso al mondo dell’esercizio di un potere enorme, quale quello che gli deriva dall’essere in dominus delle indagini, senza doverne rispondere a nessuno». Carlo Nordio è molto chiaro, mentre Scarpinato, se non fa il furbo (cosa che non vogliamo credere), parla come Alice nel Paese delle meraviglie. Infatti l’eventualità che le indagini siano decise dalla polizia induce Scarpinato a concludere che «la scelta dei reati da perseguire sarà influenzata dall’esecutivo, e verrebbe meno l’articolo 3 della nostra Costituzione per cui tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge».
Fa un certo effetto leggere queste parole che sono una dichiarazione di assoluta sfiducia nell’onestà e nella capacità della polizia, la quale agirebbe per il bene e per il giusto solo se ispirata da un pubblico ministero. Ora potremmo credere questo - superando l’imbarazzo della sfiducia nelle forze dell’ordine - se non avessimo davanti agli occhi l’immagine di Ingroia e dello stesso Scarpinato, tutto meno che super partes, esponenti consapevoli dell’opposizione a questo governo (come hanno manifestato in libri, interviste, conferenze, e ora perfino comizi), mostrando inesorabilmente la loro legittima scelta a sinistra. E non bastano a confermarcelo i D’Ambrosio, le Paciotti, i Casson, i Di Lello, i Di Pietro, i Carofiglio, i De Magistris arrivati in Parlamento dopo una serie di atti giudiziari indirizzati contro avversari politici senza alcuna preoccupazione per l’articolo 3 della Costituzione? E non è evidente a tutti che l’obbligatorietà dell’azione penale rispetto all’infamante reato di prostituzione minorile nella evidenza di danari ricevuti da più persone, con il riscontro inoppugnabile delle intercettazioni, non è stata applicata dalla procura della Repubblica di Milano, ignorando ed evitando di indagare chiunque non fosse presidente del Consiglio? Se Ruby è prostituta lo è stata con molti facilmente identificabili. Altro che obbligatorietà dell’azione penale! Altro che rigore dell’azione penale nella considerazione che «tutti i cittadini sono uguali alla legge»!
L’antagonismo politico, la volontà punitiva hanno mosso la «spaventosa» inchiesta di Milano, come ha osservato con candore l’esponente del Pd Mario Barbi. Spaventosa ma condivisa dagli Ingroia, dagli Scarpinato, dai De Magistris e da quanti hanno manifestato, senza temere la legittima suspicione in Piazza del Popolo a Roma. La Costituzione è stravolta per interessi di parte, con un’attitudine vittimistica che interpreta la riforma, condivisa, per esempio, dai radicali, da Marco Boato e da altri liberali, come «una ritorsione contro la magistratura». Ma quale magistratura? Nordio distaccato ci ricorda che il magistrato è indipendente nel sistema inglese, ma non fa le indagini. E osserva: «Del resto è un principio generale della democrazia: ad ogni potere corrisponde una responsabilità». Non per i magistrati. «Paradossalmente un singolo sostituto procuratore è irresponsabile come lo è solo il presidente della Repubblica, ma a differenza del primo quest’ultimo non ha alcun potere». Nordio, che non fa opposizione, aggiunge: «Fra le due alternative io preferisco che il pm resti indipendente e che le indagini le faccia la polizia».
Ma per Scarpinato la polizia non è indipendente (corrotta?), e assoggetta all’esecutivo. Se invece è assoggetta a un singolo magistrato di sinistra, tutto va bene. E i cittadini? E le inchieste sbagliate, e quelle basate sui teoremi? Nordio è implacabile: «Un pm può spendere quanti soldi vuole e dilapidare risorse immense per sviluppare indagini, intercettazioni... Se poi non cava un ragno dal buco, nessuno gli può dire niente se non c’è dolo o colpa grave». Il disprezzo per le forze dell’ordine, la polizia, i carabinieri e la finanza è gravissimo, soprattutto da parte di un magistrato che ha un chiaro orientamento politico e può essere mosso da un evidente pregiudizio. È evidente infatti che le riflessioni di Scarpinato tradiscono «un profondo disprezzo per le regole della democrazia, che prevedono la possibilità di ricambio al governo del Paese». Acutamente puntualizza Nordio: «Se mai è proprio il principio democratico di alternanza al potere che garantisce la neutralità dell’operato della polizia. Avviene in Gran Bretagna, dove nessun governo si permetterebbe mai di chiedere un’indagine contro avversari politici a Scotland Yard».
Al contrario in Italia numerosissime azioni di magistrati di sinistra hanno colpito avversari politici. Qualcuno può negarlo? Conclude Nordio, con un riconoscimento indiscutibile per chi ancora oggi, da corretto funzionario di Stato, non ha fatto riconoscere i propri orientamenti politici: «Sicuramente il prefetto De Gennaro è stato un capo della polizia che ha operato imparzialmente sotto governi di centrodestra e di centrosinistra. Anzi, i vertici della polizia, si comportano sempre con il massimo della correttezza perché sanno che il governo subentrante potrebbe avvicendarli». Nessuno di loro è apparso militante.

Non mi pare che lo stesso si possa dire di Caselli che scrive sull’Unità, di Scarpinato, di Ingroia, della Boccassini, della Gandus e anche di quelli che hanno fatto il salto in politica, dichiarandosi esplicitamente come D’Ambrosio, Casson, De Magistris, Di Pietro. Non potremo fidarci di lasciare loro il controllo e la decisione delle indagini di polizia.

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