da Milano
Non solo la Procura di Roma. Il pasticciaccio del fisco ora interessa anche ai magistrati di Catania, che hanno deciso di aprire uninchiesta sulla pubblicazione a valanga di redditi on line. Cioè quelli di tutti gli italiani, dopo la decisione dellAgenzia delle entrate che ha spalancato il mondo privato dei 730 alla curiosità di tutti i connazionali, diffondendoli su internet.
Il fascicolo catanese è stato aperto dal procuratore Vincenzo DAgata. La denuncia che ha smosso le acque è arrivata dal Codacons, che chiede anche un risarcimento di un miliardo di euro da distribuire tra i 2 milioni di contribuenti siciliani, circa 520 euro per ciascuno.
Linchiesta catanese non ha ancora indagati, ma la Procura ha già annunciato che acquisirà il parere del Garante per la privacy: i magistrati chiederanno allAuthority una copia del provvedimento di ieri, che ha dichiarato illegittima la diffusione sul web dei dati riguardanti i redditi dichiarati dagli italiani per il 2005.
Stessa decisione adottata dai colleghi della capitale, i pubblici ministeri Franco Ionta e Francesco Polino: anche la Procura di Roma acquisirà il parere del Garante sulla pubblicazione on line degli elenchi e il documento entrerà nellinchiesta per violazione della privacy avviata la settimana scorsa. I magistrati romani non hanno ancora ascoltato lex viceministro Vincenzo Visco (come «persona informata dei fatti») ma è già polemica sulle dichiarazioni rese alla polizia postale dal direttore dellAgenzia delle entrate Massimo Romano. Ieri il quotidiano Metro ha riportato alcune indiscrezioni secondo cui il dirigente avrebbe fatto il nome di Romano Prodi: lex premier sarebbe stato a conoscenza della decisione di pubblicare i redditi sul web.
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