Ultim'ora
Corea del Sud, Parlamento destituisce il presidente Yoon
Ultim'ora
Corea del Sud, Parlamento destituisce il presidente Yoon

Scatti rubati alla cronaca per raccontare la Storia

LA MOSTRA Si intitola «Prima e dopo il Muro» l’esposizione ideata dall’agenzia Contrasto

Il 9 novembre prossimo saranno vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino. Una data «epocale». Secondo alcuni storici particolarmente acuti si sarebbe trattato di uno di quei rari episodi di cronaca trasformato immediatamente nell’immaginario di tutti noi in una pietra miliare della Storia. Come già successe un quarto di secolo prima per la morte di John Kennedy (22 novembre del ’63) e poi vent’anni dopo con l’11 settembre del 2001.
La difficoltà in tutti questi casi è stata quella di superare l’emozione forte e capire le conseguenze di quei gesti. Adesso la mostra «Prima e dopo il Muro» ospitata dal Museo di Roma in Trastevere porta davanti ai nostri occhi proprio i momenti le immagini della Caduta del Muro con i suoi gesti semplici ma drastici. Con i suoi personaggi tragici. Con i sogni prima infranti e poi inaspettatamente realizzati. Scatti di cronaca e di Storia, dicevamo. Scatti che raccontano il felice epilogo ma anche la drammatica nascita di un paradosso geografico considerato per tanti anni un orribile cedimento alla real politik. Grazie al genio di grandi maestri dell’obiettivo, la mostra propone una quarantina di immagini che raccontano e ricordano la storia di Berlino, dall’immediato dopoguerra ai «giorni felici» dell’89. Henri Cartier-Bresson, Leonard Freed, Bruno Barbey, Ian Berry e Gianni Berengo Gardin sono solo alcuni dei fotografi i cui lavori sono raccolti in questa esposizione organizzata dall’agenzia Contrasto insieme con Zètema Progetto Cultura. Foto che si imprimono nella memoria per la loro efficace bellezza e per il loro valore di documento. Ha fatto epoca, ad esempio, lo scatto di Peter Leibing che il 15 agosto del ’61 immortalò l’audace salto verso la libertà di un vopos della Germania Est. L’immagine di Leibing è perfetta (dal punto di vista fotografico e giornalistico) ma altrettanto belle e toccanti sono le foto che ritraggono i personaggi spauriti e disorientati di questa triste commedia umana (René Burri immortalò ad esempio l’esodo dal settore sovietico mentre Burt Glinn fece emergere con efficacia tutto lo stupore e l’amarezza di chi si trova spettatore della costruzione di un muro tra sé e i suoi cari). Testimonianze e visioni si compenetrano - in questa mostra - nella definizione di un dramma, quello della Seconda Guerra Mondiale e della Cortina di Ferro che ha spaccato l’unità culturale e sociale di un popolo.
La bellezza di questa mostra si risolve insomma nel valore simbolico di queste immagini.

Non soltanto racchiudono la storia di un popolo e delle sue fratture, ma sintetizzano il paradigma di tutto il Novecento europeo, dilaniato da inutili derive ideologiche.
La mostra rimarrà aperta fino al 14 febbraio.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica