Politica

«Scelgo le Miss ma non le vedo»

Cristiano Gatti

nostro inviato a Bagolino (Brescia)

È solo Miss Bagolino, come un oscuro preliminare di Champions League, praticamente una lunghissima rincorsa che potrebbe portare a Miss Italia. Senza che nessuno si offenda: in sé, l'avvenimento è poca cosa. Il clamore di questa selezione provinciale, una delle tante, stavolta non nasce dalle misure della vincitrice, ma da un autorevole membro della giuria: per la prima volta nella storia d'Italia, vota un cieco. Il primo a ridere di quella che sembra una battuta è proprio l'autorevole membro, Giuliano Beltrami. «Mettiamoci subito d'accordo: questa non è una battaglia per chissà quale nobile ideale. Io l'ho presa alla leggera, mai più pensando a un simile polverone. È andata semplicemente così. Un giorno mi chiama il sindaco di Bagolino: senti, mi dice, ho una proposta oscena. E io: in che senso? Lui: voglio metterti nella giuria della selezione bresciana di Miss Italia. E io: ma posso toccare? E lui: non fare lo stupido, è una cosa seria. E io: che senso ha? E lui: un altro passo verso la totale integrazione di chi ha difficoltà. E io: che ti posso dire, ci vengo. Però sia chiaro: è solo un bel gioco. Non carichiamoci sopra significati messianici. Io non ho la stoffa del messia...».
Se sia la bieca trovata pubblicitaria di un sindaco astuto e cinico - cosa non si inventano, i sindaci d'Italia, per far parlare del proprio borgo? -, oppure se sia davvero un'idea nobile e profonda, soltanto il tempo lo dirà chiaramente. Ma una cosa appare già chiara da adesso: non è un problema di Giuliano Beltrami, così finemente intelligente e così sottilmente ironico da potersi evitare la trappola della crociata retorica. Il personaggio è del posto, un paesotto (Darzo) appena sopra il lago d'Idro, dove comincia il Trentino. Definire l'uomo è un problema enorme: 51 anni, laureato in lettere, ultimamente è direttore di due cooperative (una di consumo e una di assistenza sociale), nonché giornalista dell'Adige (scrive tranquillamente sul computer, invia tramite E-mail). Ma negli anni ha fatto di tutto.
Rapido riassunto, per capire che genere d'individuo mi trovi davanti. Trascrivo il suo racconto. Cieco dalla nascita, a sette anni è in un istituto di Padova. Lì comincia a studiare. I genitori sperano che arrivi al diploma di centralinista, lui tira dritto e si ferma soltanto il giorno della laurea in lettere. Quindi torna a casa, e comincia a insegnare come supplente in una scuola media di Trento. Qui conosce una supplente di tedesco, Maria Teresa, e finisce proprio così. Si sposano. Correndo avanti in questa biografia tumultuosa, si incontrano direzioni di riviste braille, vari ruoli nel movimento cooperativo, una presidenza di Pro Loco, una legislatura come vicesindaco. Una volta corre con Bugno sul tandem, ovviamente dietro, in una gara benefica di ciclismo. Ma lo snodo più importante è del '99: con sua moglie decide di adottare due figli. Due fratellini, un maschio e una femmina. Ricorda come in un primo momento la psicologa del Tribunale dei minori dia parere negativo, perché «è un iperattivo, chiara negazione del proprio handicap, dunque squilibrato e inaffidabile». Dopo putiferio sui giornali e regolare ricorso, la vicenda si conclude felicemente. Il candidato papà, senza bisogno di censure psicologiche, lascia la politica e l'insegnamento, ridisegnando la vita per diventare buon padre di famiglia. Questo non gli impedisce di lavorare ancora 14 ore al giorno. Ma essenzialmente da casa, vicino ai figli. Due bimbi felici e sereni.
Soltanto adesso, soltanto dopo aver ascoltato la sua storia, secondo me è possibile inquadrare il senso di una serata strana, che potrebbe entrare nella pubblicistica mondiale sotto la voce «incredibile ma vero», genere uomo morde cane, ma che in realtà è un'occasione unica per parlare di certe cose senza pesantezza. Finiamo di parlarne in attesa dello spettacolo. Dopo avermi fatto da navigatore, in auto, per le strade del paese - e nessuno per favore mi chieda come ci riesca -, sediamo con calma davanti a un chinotto. Si conclude a ruota libera. Io gliele butto lì, lui risponde così.
Via, Giuliano: non si sente un po' macchietta?
«Ho un difetto: non so dire no. Non l'ho detto neppure stavolta. Vai a sapere che poi scoppia un simile caso. Comunque, tranquilli. Tante volte qualcuno crede di usare me, ma anch'io uso...».
E questa come la usa?
«Se davvero serve a fare un passo avanti, a dire che la bellezza contempla anche virtù non propriamente fisiche, io mi presto».
Lei in giuria per porre domande di cultura e sul senso della vita: ma non s'è accorto che ormai tutte raccontano d'essere tanto semplici e ingenue? Nessuna dice che sogna di fare la Velina e sposare Bobo Vieri: parlano tutte di uncinetto. E lei ci casca...
«Calma, amico. Sono un insegnante di lettere. So smascherare le ragazzine che recitano».
Ma sulla bellezza fisica lei rivendica qualche autorevolezza?
«Su questo non ho diritto di voto. Ma ho i miei gusti. La donna dev'essere magra, gambe sottili, niente capelli corti. Difatti ho sposato tutta un'altra donna...».
E come mai?
«L'amore è cieco».
Su, non scherziamo...
«Mia moglie è una grande donna. Una combattente».
Ma lei che pensa dei concorsi di bellezza?
«Sono sincero: sempre stato contro. Odio la logica della donna tette&culo. Ho sempre parlato, anche un po' enfaticamente, di sottocultura. Difatti, ho appena ricevuto la lettera di un amico, che mi rinfaccia quand'ero direttore - dieci anni fa - di un giornale locale. Mi chiede: dov'è finito il Torquemada che censurava i concorsi di bellezza? Cosa posso dire: ha ragione. Però l'ho detto che ho preso tutto alla leggera, che mi sono messo a giocare: cos'altro devo confessare?».
Altre reazioni?
«Una lettera del presidente “Unione italiana ciechi”. Si compiace. Me ne compiaccio. Ma tanto lo sa che io sono un eretico, un cane sciolto, un senza chiesa. Non ho nulla contro gli intruppamenti, ma non riesco a intrupparmi».
Diciamolo solennemente: a cosa servirà questa serata?
«Arriva in giuria un tizio che deve valutare altre doti, non potendo vedere la bellezza fisica. Chiedo: è possibile che dal 2006 Miss Italia sia qualcosa di diverso dal festival delle scosciate?».
La sua risposta personale?
«Chiaro: no, non è possibile».
E se la chiamano anche alla finalissima?
«Ci vado».
Aprirebbe nuove strade.
«Certo.

Aspetto un sordo nella giuria del Festival di Sanremo».
Cristiano Gatti

Commenti