Roma

Lo scempio delle coste: il Lazio regno dei «pirati»

Il dossier con i monitoraggi effettuati da Goletta Verde: «bandiere nere» a Civitavecchia, Sabaudia e Golfo di Gaeta

Lo scempio delle coste: il Lazio regno dei «pirati»

Marcello Viaggio

Sono limpide le acque laziali: su 23 prelievi solo 2 sono risultati leggermente inquinati. Ma il Lazio è quarto in Italia per i reati sulla costa: abusivismo, nautica da diporto, scarichi fuorilegge. Ben tre bandiere nere ai pirati del mare, record assoluto in Italia. Il 34 per cento del litorale soffre di gravi problemi di erosione. Servono investimenti per 360 milioni su impianti di depurazione e reti fognarie. Questo il verdetto di Goletta Verde sulle acque e le coste laziali dopo i monitoraggi delle scorse settimane, presentato ieri nel dossier «Mare Monstrum» di Legambiente.
Il Lazio è l’ultima tappa del viaggio di Goletta Verde, in navigazione ogni estate fra Tirreno e Adriatico. Promosso il mare laziale: acque balneari leggermente inquinate solo a Capo Linaro (Santa Marinella) e Marina Velca (Tarquinia), soddisfacenti nelle altre località. In particolare è risultato del tutto non inquinato il mare di Ostia (Stabilimento Kursaal) e Capocotta (Lido Mediterraneo). Lieve miglioramento rispetto al 2004 anche per le acque in prossimità della foce del Tevere, un po’ peggio va allo sbocco del rio Marta.
Ma - denuncia Legambiente - restano in piedi tutte le altre emergenze. Le bandiere nere sono il vessillo che spetta ai pirati del mare e della costa: imprenditori, politici, amministrazione pubblica. Al Lazio quest’anno ne sono toccate tre. La prima è andata ai comuni del Golfo di Gaeta, «per i progetti di porti turistici per 5mila imbarcazioni da realizzarsi a Formia, Gaeta e Minturno». La seconda al Comune di Sabaudia, «per gli abusi edilizi nel Parco Nazionale del Circeo». Il terzo drappo nero con il teschio e le tibie è toccato all’Enel, per il progetto di conversione a carbone della Centrale di Torre Valdaliga, a Civitavecchia: «Occorre - sottolinea Legambiente - la drastica riduzione della taglia della centrale, la riconversione con combustibili meno impattanti del carbone, la produzione di energia da fonti rinnovabili».
Secca la replica dell’Enel: «Noi rispettiamo i vincoli del Trattato di Kyoto sulle fonti rinnovabili - spiegano -. La conversione di due centrali, da petrolio a carbone, alzerà l'emissione di anidride carbonica, è vero. Ma in altri gruppi del complesso è in atto la conversione da petrolio a gas: alla fine otterremo una sensibile diminuzione complessiva di anidride e, grazie al carbone, anche un drastico calo delle polveri sottili». Dunque l’Enel rifiuta la consegna della bandiera nera? «Nel modo più assoluto. Il progetto di conversione è stato approvato fin dal 2000 (sotto il governo Prodi, ndr), sottoposto al vaglio di tutti i controlli. Ad ulteriore garanzia, è attivo un Osservatorio epidemiologico, con la supervisione dell’ex ministro Veronesi».
Goletta Verde denuncia la crescita in tutto il Lazio di reati legati a scarichi fognari non trattati e costruzioni abusive sulle aree costiere demaniali. In sintesi, 1.503 illeciti, 4,16 per ogni km di costa, con 400 persone denunciate o arrestate e 786 sequestri. «Novità assoluta - afferma Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio -, l’illegalità si è estesa alle aree marine protette: alle Secche di Tor Paterno ben 8 controlli su 27 hanno evidenziato infrazioni». Cresce anche la pesca di frodo: da 452 a 501 infrazioni (+11%). Restano tutti in piedi gli ecomostri dello scorso anno. E non accenna a diminuire neppure l’erosione delle coste: il 34,7% del litorale evidenzia gravi problemi. «Gli impianti di depurazione dei fiumi, i veri killer del mare, sono ancora largamente insufficienti - conclude Parlati -.

Per costruirli o ammodernarli, occorrono 360 milioni».

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