Scene straviste e molta noia nella tragedia delle Due Torri

World Trade Center ha un titolo improprio, che rende deludente il film di Oliver Stone non tanto perché realizzato male (il livello medio della produzione americana è sicuramente inferiore), ma perché fa pensare a un rifacimento di Inferno di cristallo di John Guillermin, mentre il film è uno stanco incrocio fra i soggetti de La tragedia della miniera di Pabst e della parte familista del Cacciatore di Cimino. La distruzione catastrofica è affidata in parte a immagini reali straviste. Qui conta solo una frazione delle sue conseguenze, attraverso la vicenda di due poliziotti, il sergente John McLoughlin e William Jimeno (rispettivamente Nicolas Cage e Michael Peña) sepolti dalle macerie e gravemente feriti.
Alla Mostra di Venezia i veri poliziotti, ispiratori del film, erano venuti a presentarlo e si notavano le menomazioni subite. Ma il pubblico in sala ricorderà il lieto fine dimenticherà presto - nonostante la didascalia finale - i patimenti dei poliziotti di New York. Sull’aspetto bellico-drammatico prevale insomma quello drammatico-patetico, che alterna al buio della caverna artificiale il sole settembrino sui sobborghi di New York. Immobilizzati e dolenti, i due poliziotti assistono al suicidio di un compagno, mentre le famiglie trepidano davanti alla tv. La salvezza verrà da un marine in congedo, che si rimette in servizio da sé, prega, poi cerca superstiti, investito della sua missione dal Dio degli eserciti.

Sembra matto e forse lo è (dopo l’11 settembre 2001 è andato volontario in Irak), ma è uno di quei matti che difendono gli imperi.

WORLD TRADE CENTER di Oliver Stone (Usa, 2006) con Nicolas Cage, Michael Peña. 129 minuti

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