
Gentile direttore Feltri,
la moglie di Charlie Kirk ha dichiarato pubblicamente, durante il funerale del marito, di perdonare l'assassino. «Lo perdono», ha detto, riferendosi a colui che le ha portato via l'uomo che amava e il padre dei suoi figli. Le chiedo: non è un po' troppo presto per un gesto simile? Per perdonare, intendo. E lei cosa ne pensa di un perdono così repentino?
Carlo Biscotti
Caro Carlo,
quella frase, «lo perdono», mi ha trafitto come una coltellata. Non perché non ne riconosca la nobiltà, ma perché so che soltanto una civiltà grandiosa, e oggi così oltraggiata, può generare una donna capace di pronunciarla. Il perdono, quando autentico, è l'atto più alto dell'animo umano. È la prova concreta che l'Occidente cristiano, lungi dall'essere quella fogna di egoismo e odio che certa sinistra descrive, è in realtà il faro di un'etica superiore. Un'etica fondata sulla parola di Gesù Cristo, sulla misericordia, sull'amore per il prossimo, perfino per il nemico. Sul perdono. «Se ti danno uno schiaffo, porgi l'altra guancia». È con questi precetti e pane che siamo stati allevati. La moglie di Kirk non ha giustificato l'assassino. Non lo ha scusato. Non lo ha assolto. Ha semplicemente detto: io non sarò come lui. E attraverso il perdono ha liberato non solo il carnefice ma anche lei stessa, vittima. Si è liberata dal gioco insopportabile dell'odio.
È questo il cuore del cristianesimo: la possibilità di elevarsi al di sopra della barbarie, di spezzare la catena dell'odio, di rispondere al male con un bene che lo sovrasta. È una cosa immensa. E anche terribile. Perché impone sacrificio.
Eppure è questa la radice della nostra civiltà, la colonna portante della cultura occidentale. Chi lo nega, chi pretende di metterla sullo stesso piano di religioni che predicano la vendetta, la guerra santa, ossia la Jihad, la sopraffazione del miscredente, dimostra solo ignoranza. O malafede. Il Corano sia detto con chiarezza contiene precetti che inneggiano alla violenza, alla punizione, alla sottomissione. Il Vangelo no. Il Vangelo chiede, appunto, di porgere l'altra guancia. Di non restituire livore. Di non rispondere alla violenza con altra violenza. Che è una cosa difficilissima, quasi inumana, ma proprio per questo sovrumana.
Il perdono cristiano è un abisso che nessun integralista potrà mai comprendere. E la cultura del perdono è cristiana, dunque occidentale, ma è soprattutto parte della stessa cultura conservatrice, che si oppone ad un progressismo che ha sdoganato e giustificato l'omicidio politico, con tanto di dotti intellettuali che negli ultimi giorni ci hanno spiegato che non tutti gli uomini sono uguali e che alcune vite valgono più di altre. Ecco, li perdoniamo, perché sono stupidi, asserviti ad un politicamente corretto che è diventato fanatismo sanguinario.
Tutto questo ci induca ad essere ancora più orgogliosi di appartenere a una civiltà che, pur imperfetta, ha saputo costruire il concetto di dignità umana, di libertà individuale, di diritto universale, di rispetto della vita. Sono questi i nostri valori, quelli che lo stesso Kirk difendeva, quelli per cui è stato ammazzato, anzi giustiziato, e sono quelli stessi valori che la sinistra intende sopprimere alimentando un nichilismo ateo e diabolico.
Dobbiamo dire grazie a quella donna, grazie per averci mostrato che si può essere spezzati per il dolore ma che non bisogna mai lasciarsi andare all'odio nel tentativo di trovare e provare un sollievo illusorio.
E comunque, Carlo, per il perdono non è mai troppo presto né troppo tardi. Non richiede una presa di coscienza della propria colpa, non rischia di sembrare funzionale all'ottenimento dell'assoluzione morale o giudiziaria. È forse colui che ha fatto del male e che chiede scusa per questo a potere essere accusato di essersi pentito troppo tardi o troppo presto.
Non di certo può essere accusato di avere perdonato troppo rapidamente chi non ha nulla da farsi perdonare ma troppo da perdonare.
Il pentimento ha forse delle tempistiche. Il perdono no.