Schede contestate, nuovo scontro tra i Poli

da Roma

Il voto del Senato delle politiche del 9 e 10 aprile 2006 è «pienamente legittimo». È questo il verdetto della Giunta delle elezioni di Palazzo Madama che ieri ha terminato la procedura di revisione delle schede. «Conclusioni», spiega il presidente della Giunta Nania, «unanimemente condivise». E dalle quali si desume che «gli scostamenti riscontrati rispetto ai dati di proclamazione sono fisiologici». E per giunta, fa notare Casson, «si è registrato un aumento dei voti per il centrosinistra». Insomma, secondo il senatore dell’Unione, «i dati smentiscono ogni ipotesi di broglio e in particolare l’accusa di Berlusconi che il Senato sia in composizione illegittima». Tanto che il vicepresidente della Camera Castagnetti invita il Cavaliere ad «alzare finalmente il telefono per complimentarsi con Prodi». E pure da Palazzo Chigi arriva la stessa richiesta: «Ora attendiamo una telefonata».
Peccato che nell’opposizione la vedano in maniera diversa. Anche perché, spiega Schifani, «questa verifica l’avevamo chiesta noi dopo le accuse infondate di Deaglio». Insomma, aggiunge il presidente dei senatori di Forza Italia, «siamo noi ad aver avuto ragione e siamo sempre noi ad attendere una telefonata di scuse». Anche Nania - colpevole secondo gli alleati di aver gestito male la vicenda sotto il profilo della comunicazione, tanto da farla passare come una vittoria della maggioranza - a sera aggiusta il tiro. «Alla luce della verifica effettuata sul Senato che ha confermato il vantaggio della Cdl sull’Unione con uno scarto di circa 428mila voti - spiega il senatore di An - i dubbi sulla Camera diventano più forti». Concetto ribadito da Giulio Tremonti. «Anche senza brogli - dice il vicepresidente di Forza Italia - è fotografato che al Senato la sinistra ha perso». Eppoi, aggiunge l’azzurro Gregorio Fontana, quelli oggetto della verifica a Palazzo Madama «sono campioni poco significativi» che hanno prodotto «risultati risibili». Il campione di schede controllate, aggiunge, corrisponde infatti al 28% di quelle bianche e nulle e allo 0,35% delle valide. Peraltro, Fontana ha delle perplessità sul fatto che la verifica certifichi la correttezza del voto e della composizione di Palazzo Madama, visto che «ancora non è stato avviato alcun riscontro sul voto decisivo degli italiani all’estero».
Ma a che punto è il riconteggio alla Camera? «La sinistra - dice Fontana - ha bloccato tutto da mesi». La Giunta di Montecitorio, infatti, è alle prese con un campione molto più corposo - il 10% dei seggi - e Forza Italia, An, Lega e Udc avevano proposta una modifica regolamentare per velocizzare la verifica che con le regole attuali «richiederebbe 12 anni». Proposta, aggiunge, che la maggioranza «si è ben guardata dal discutere». Però, «visto l’entusiasmo di Palazzo Chigi sul Senato ci auguriamo che si proceda anche alla Camera, così invece di ciondolarci nei corridoi tutto il giorno avremo qualcosa da fare».


E un ragionamento simile l’ha fatto Berlusconi. Che a chi gli ha fatto notare la richiesta di Palazzo Chigi ha risposto senza esitazioni. «Chiamare Prodi? Facciano il riconteggio alla Camera, poi sarà lui a chiamare me».

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