Rodolfo Casadei
Nellinchiesta del Giornale sui brogli nel voto degli italiani in Sudamerica, quello che più stupisce è il silenzio della grande stampa e delle tv nazionali. Sul settimanale Tempi, avevamo lanciato lallarme prima del voto, descrivendo cosa stava avvenendo in molti paesi e spiegando lincidenza che avrebbe avuto sul risultato finale. In quattro puntate successive abbiamo segnalato nuovi dettagli e raccolto denunce con nomi e cognomi.
La galleria degli orrori. La tipologia delle truffe e degli abusi è sterminata. Si è trattato di un voto postale: i plichi venivano lasciati nelle buche delle lettere senza ricevute da firmare, tutto il materiale elettorale - compresi certificati e schede - è stato stampato, imbustato e spedito per opera di tipografie, spedizionieri e poste straniere. E cosa è successo? Plichi elettorali rubati dalle cassette postali. Postini e personale delle ditte di spedizione che «mettevano allasta» fra candidati e partiti le buste con dentro le schede elettorali anziché consegnarle ai legittimi destinatari. Schede vendute o regalate in bar di mezza Europa e di mezza America. Abbiamo persino pubblicato una tabella col listino prezzi nei vari paesi. Squadre di militanti di partito sono passate per le case degli italiani e si sono fatte consegnare le schede con linganno, la lusinga, la velata minaccia. Patronati sociali per gli italiani allestero, primo fra tutti lInca-Cgil, hanno invitato i loro assistiti a portare in sede le schede per «aiutarli» a votare o semplicemente per farsi carico del loro voto. Pubblicità di partito ritrovate dagli elettori dentro ai plichi consolari contenenti le schede e il certificato per il voto che arrivavano a casa. Schede votate davanti agli occhi del candidato o dei suoi uomini, che spuntavano liste di nomi e conteggiavano preferenze e voti. Morti che hanno votato, essendo arrivato il plico elettorale allindirizzo di italiani allestero deceduti, in alcuni casi da tempo. Vivi che hanno votato due volte, ritrovandosi iscritti sia nella lista elettorale del Comune italiano che in quella allestero. Di tutti questi casi abbiamo documentato esempi con nomi, cognomi e luoghi. Ecco alcune testimonianze.
Le voci di dentro. Filippo Calzetta, immigrato siciliano a Bruxelles: «Te lo giuro, mio fratello è uscito la mattina e ha visto che nella buca delle lettere cera il plico elettorale spedito dal consolato. È tornato a casa alle 16.30 e la busta non cera più! La stessa cosa è successa a una signora che abita nella sua via. Chi è stato? Quelli dellUnione! Queste cose le fanno loro. Sono gli stessi che vanno in giro per le case a dire alla povera gente: Siamo quelli dellorganizzazione elettorale, date a noi le buste: ci pensiamo noi». Rosario Cambiano, residente a Colonia, candidato di Forza Italia alla Camera per la Ripartizione Europa: «Se lei venisse nei bar italiani si renderebbe conto di persona. Ci sono 3-4 clan che chiedono alla gente le buste elettorali, e sono tutti di centrosinistra. Dicono: Ti serve la busta che ti è arrivata dal consolato? E dammela, dai, che ti offro un caffè. Ne racimolano non so quante e poi il voto lo scrivono loro stessi. Lhanno chiesta pure a me! Ah, lei è candidato? Mi scusi tanto».
Stefano Natile, un italiano residente a Bruxelles, afferma di aver assistito al passaggio di mano di pacchetti di schede in un bar frequentato quasi esclusivamente dagli italiani. «Cè una persona qui, un siciliano, che viene contattato ogni qual volta cè una campagna elettorale, perché è uno di quelli che fanno campagna per portare voti. Gli danno i soldi per le spese e lui si attiva. Una sera ero nel bar quando è entrato. È andato dietro al bancone e lì il barista gli ha consegnato qualcosa. Gli amici mi hanno detto: Vedi, stanno raccogliendo le schede elettorali; adesso sono arrivati a dare 8 euro per ogni scheda. Gli italiani che se ne fregano della politica, con 8 euro o con un caffè si sono venduti le schede. Unaltra volta ho sentito quella persona che diceva ai suoi: Fate volantinaggio presso tutte queste famiglie italiane, e se nelle buche trovate il plico, si può prendere».
I patronati. Carlo Erio, residente a Grenoble, candidato di Forza Italia, raccontava: «I patronati per gli italiani in Francia e in Svizzera francofona stanno facendo votare in massa per lUnione. Hanno una mailing list di persone che sono passate dai loro uffici e mandano loro lettere dove cè scritto grosso modo: Ci sono le elezioni, ci avete concesso la vostra fiducia per la domanda per la pensione, per il pagamento dellIci, ecc... siamo a vostra disposizione anche per aiutarvi a votare. Poi ci sono quelli che usufruiscono spesso dei servizi del patronato, per lo più persone anziane: chiamano gli uffici per varie ragioni, di solito in questo periodo per essere aiutati a compilare la dichiarazione dei redditi. Rispondono: Venite qui, portate tutto, anche la busta che è arrivata dal consolato. Facciamo noi. Si fanno consegnare il plico elettorale in bianco e fanno loro».
Giorgio Marchi, militante dellUdc a Toronto, denunciava: «LUnione sta passando casa per casa, generalmente squadre di 10-12 persone entrano nelle case di questi poveri votanti confusi, dietro la maschera di un ente formale. Dicono: Avete ricevuto la busta dal consolato? Vi assistiamo a compilarla. La votano lì, se la pigliano e la portano in posta. Lo sappiamo perché sono andati da gente nostra che non conoscevano. Abbiamo le prove, li stiamo facendo venire in ufficio a rendere testimonianza davanti ad avvocati e magistrati».
In Belgio Salvatore Albelice di Forza Italia durante la campagna elettorale ha diffuso fra gli italiani la seguente lettera-volantino: «Veniamo a conoscenza che alcune persone si spacciano per sedicenti impiegati del consolato e vogliono costringervi con scuse varie a consegnare le vostre buste. Vogliono togliere a voi il vostro diritto di voto e votare al vostro posto per qualche partito legato ai patronati. Vi fanno anche ricatti morali, ricordandovi che si sono dati da fare per farvi avere la pensione o che vi hanno fatto qualche altro favore. Ricordatevi che non sono loro che a darvi la pensione, ma lo Stato italiano. È un vostro diritto, non un loro favore. Quando vengono, denunciateli».
Il caso svizzero. Materiale pubblicitario collocato allinterno dei plichi elettorali è stato segnalato a Cartagena (Colombia), a Manchester Gran Bretagna), a Losanna (Svizzera). In questultimo caso leuroparlamentare Alfredo Antoniozzi di Forza Italia ha fatto uninterrogazione al Parlamento europeo. Altro strano fenomeno svizzero è la presunta scomparsa di migliaia di preferenze, denunciata dal candidato dellUdc Emiddio Bulla con due esposti ai carabinieri di Como e alla Corte dAppello di Roma. In pratica, unautodenuncia: «A Basilea ho visto coi miei occhi e contato 1.
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