Scheletri nell'armadio: interessi dell'Ingegnere sul sì all'energia nucleare

Sorgenia, colosso energetico controllato dalla Cir di De Benedetti, è danneggiata dallo sviluppo dell’atomo. Perciò i suoi giornali fanno campagna contro le centrali

Scheletri nell'armadio: 
interessi dell'Ingegnere 
sul sì all'energia nucleare

RomaMettiamola così. Ci sono cascati anche gli esperti del Sole24Ore. Il quotidiano confindustriale, per confrontare opinioni in tema di referendum sul nucleare, ha intervistato l’ad di Sorgenia, Massimo Orlandi. Il quale ha spiegato ai lettori che «da noi mancano le condizioni per tornare all’atomo».
Casualmente Sorgenia è un produttore di energia elettrica, controllata al 52% dalla Cir di Carlo De Benedetti. La società opera nei settore tradizionali come il gas e nelle rinnovabili. Ma non nel nucleare. Potrebbe mai, perciò, l’ad di Sorgenia pronunciarsi a favore dell’atomo? E potrebbero mai fare lo stesso Repubblica ed Espresso, che dalla Cir di De Benedetti sono controllati?
Ma l’unico a essere tacciato di mascherare i propri conflitti di interessi è Silvio Berlusconi. Se l’Ingegnere proferisce verbo (autonomamente o per l’interposta persona del «suo» autorevolissimo giornale), lo fa solo per amore della verità. Così come per amore della verità sono pubblicate da Repubblica e dall’Espresso le inchieste sulle «Sanitopoli» che di volta in volta scoppiano in Italia. Non c’entra assolutamente nulla il fatto che gli scandali possano aprire nuove opportunità di business per il gruppo Kos (56,7% Cir), leader nelle residenze assistite per anziani, nella riabilitazione e nella gestione ospedaliera.
Sempre per amor di verità Repubblica e l’Espresso hanno avuto poco da ridire nei confronti degli incentivi alla rottamazione auto, sia quelli super dei governi Prodi che quelli più misurati del governo Berlusconi. Forse perché il patron ha lasciato un po’ di cuore al Lingotto del quale è stato amministratore delegato per tre mesi. Forse perché gli aiuti alle vendite di auto fanno bene pure alle aziende di componentistica. Come la Sogefi che è controllata per il 57,4% dalla Cir dell’ingegner Carlo De Benedetti.
Ammesso e non concesso che il gruppo Espresso (55% Cir) voglia o possa acquisire Telecom Italia Media per creare una televisione «a misura di élite» con i vari Santoro, Floris, Fazio, Gabanelli e compagnia, Repubblica in ogni caso si è limitata a un resoconto descrittivo dell’intera vicenda. Anche se nel passato non ha lesinato articolesse pungenti nei confronti del principale operatore tlc italiano: lo scandalo spionaggio, il problema del debito e la mancata crescita. Gli addetti ai lavori più malevoli hanno fatto filtrare qualche velina velenosa sostenendo che dietro tanta insistenza ci fosse qualche secondo fine. Ma sono voci di corridoio, quelle che circolano nelle sale trading o nei «salotti buoni».
Certo, a pensarci bene pure Roberto Colaninno, numero uno di Piaggio e Alitalia, da quando è uscito dal cono d’ombra dell’Ingegnere con cui collaborò ai tempi del salvataggio di Olivetti non ha più goduto di buona stampa sui quotidiani del gruppo. Così come il Giornale non ha mancato di osservare quanto fosse stato ingeneroso l’Ingegnere (e ovviamente al seguito Eugenio Scalfari, Ezio Mauro & Co.) a «scaricare» preventivamente Pier Luigi Bersani, ritenuto troppo debole per guidare la riscossa antiberlusconiana. Quel Bersani che col suo decreto liberalizzatore aveva segnato la fine del monopolio Enel permettendo la nascita di Energia Italiana (oggi Sorgenia).


Alla fine il crocevia è sempre Largo Fochetti: una corazzata che decide chi debba guidare il Pd, come si debba regolare l’economia e quale sia la morale pubblica (a forza di domandoni ripetuti ossessivamente al premier). E se il concetto non fosse chiaro, ce lo spiegano i professori e i costituzionalisti dell’Associazione Libertà & Giustizia. Chi l’ha promossa? Ovvio, l’ingegner Carlo De Benedetti.

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