Ingebor Bachman aveva fissato la fine della giovinezza al trentesimo anno d'età, ma con il prolungamento della vita media si può certo procrastinare questo appuntamento ineludibile con il malessere e l'inquietudine almeno un decennio dopo. È quello che capita a Hector, il giorno del suo quarantesimo compleanno, durante una giornata che avrebbe potuto essere memorabile e invece innesca una serie di conflitti imprevisti e dolorosi.
The Slap, lo schiaffo, è una serie in otto puntate tratta dal romanzo di Christos Tsiolkas pubblicato in Italia da Neri Pozza e molto simile nello stile ai libri di Herman Koch, altro scrittore che ama raccontare i drammi della piccola borghesia di oggi. Nato in Australia, il serial è stato adattato per l'America con conseguente spostamento della scena da Sydney a Brooklyn e ora trasmesso in prima serata da Premium Stories, con un bel cast in cui spiccano Peter Sarsgaard nella parte di Hector e Uma Thurman, la cugina Anouk, sceneggiatrice in carriera provvisoriamente infatuata di un bel toy boy.
Il nostro quarantenne, insomma, vive una vita tranquilla soltanto in apparenza: il lavoro non va troppo bene, c'è una giovanissima ragazza che turba i suoi sogni procurando le prime crepe a un matrimonio tanto stabile quanto noioso. Una famiglia politicamente corretta, peraltro: lui è di origine greca, la moglie è meticcia, nevrotica e irrisolta, ossessiona il marito perché fuma e, soprattutto, non sopporta la suocera, irritante oltre ogni limite.
Per la festa entrano in scena i diversi personaggi di questo composito nucleo che vuole essere lo specchio dell'America di oggi con i suoi contrasti insanabili. C'è una coppia in cui lui è un artista quasi certamente fallito, lei una fricchettona che non sa educare il figlio e a ogni capriccio lo attacca al seno, anche se il bambino è già grande. Per contrasto, ecco lo zio palestrato, guerrafondaio, venditore di auto usate, maschilista e poco propenso ai voli pindarici.
Nel corso della prima puntata Hugo, il bambino in questione, ne combina di tutti i colori, fino a scatenare la reazione dello zio che lo colpisce con uno schiaffo. È questo l'episodio che scatena il dramma, utile a reggere la narrazione nei prossimi episodi; ma i protagonisti sono così viziati e imperfetti da suscitare, chi più chi meno, una cordiale antipatia nello spettatore. Chi ha torto, dunque? Chi non trattiene le mani anche in situazioni complicate, stigmatizzato dalla componente «progressista» convinta che i bambini non si debbano picchiare mai, oppure chi non è capace di educarli diventando vittima dei loro ricatti e della prepotenza mascherata da infanzia?
Ciò che ci racconta The Slap è una messinscena a tratti convincente di un malessere diffuso tra la classe
media post ideologica, dagli orizzonti limitati e senza più sogni da inseguire. La normalità del quotidiano spezzata da un piccolo incidente, un tempo certamente irrilevante, finisce così per assumere i toni della catastrofe.
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