Dopo lo schiaffo del Family day la Bindi in ginocchio dal Papa

Dopo lo schiaffo del Family day la Bindi in ginocchio dal Papa

da Roma

Joseph Ratzinger sorridente, disteso, nonostante le quasi dodici ore trascorse sull’aereo che da San Paolo del Brasile lo ha riportato a Roma. Lei, il ministro per la famiglia Rosy Bindi, in tailleur nero con un filo di perle al collo, lo ha accolto ossequiosa con un leggero inchino. È nel protocollo che un rappresentante del governo italiano vada a ricevere il pontefice di ritorno dalle sue trasferte internazionali, e quando lo fa il presidente del Consiglio - com’è avvenuto più volte - spesso a presenziare all’arrivo è un ministro cattolico. Lo hanno fatto, ad esempio, il guardasigilli Clemente Mastella e il titolare della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni. Colpisce comunque la coincidenza: a meno di 48 ore dal Family Day, la grande manifestazione popolare i difesa della famiglia e contro il progetto di legalizzazione delle unioni di fatto, è stata proprio una delle madri del progetto di legge (l’altra è Barbara Pollastrini) ad accogliere Benedetto XVI.
Il Boeing 777 dell’Alitalia con a bordo il Papa e il seguito è atterrato nella pista dell’aeroporto militare di Ciampino alle 12.25. Una decina di minuti dopo, Ratzinger è sceso e accanto al cardinale vicario di Roma Camillo Ruini, e all’ambasciatore italiano presso la Santa sede Balboni Acqua, ha trovato ad accoglierlo proprio il ministro cattolico che in questi ultimi mesi è stato al centro delle maggiori polemiche in quanto ideatore di un disegno di legge, quello sui Dico, fortemente contrastato dall’episcopato italiano e preso di mira dalla Nota ufficiale della stessa Cei. Il Papa e la Bindi non si sono trattenuti più di un minuto: l’occasione del rientro da un viaggio non è opportuna per eventuali colloqui e la funzione del rappresentante del governo presente all’aeroporto è di pura rappresentanza. Il ministro ha accompagnato Benedetto XVI per pochi metri fino all’auto che lo ha poi portato a Castelgandolfo, dove rimarrà fino a venerdì trascorrendo tre giorni di riposo dopo l’impegnativa trasferta brasiliana. Già prima dell’atterraggio, Ratzinger aveva inviato un telegramma al presidente della Repubblica, nel quale assicurava «una speciale preghiera per il bene e la prosperità dell’intera nazione italiana», sottolineando nel suo viaggio ha «potuto incontrare numerosi fedeli e rappresentanti dell’intera popolazione ricca di spirituale fervore».
E proprio sulle cifre dei fedeli incontrati dal Pontefice nel corso della sua prima trasferta nel «Continente della speranza» si sono basati molti giornali latinoamericani per notare come, durante il suo viaggio, non vi siano state folle oceaniche, nonostante proprio in quel Paese, il Brasile, i megaraduni siano tutt’altro che rari. L’altroieri, durante la messa celebrata da Benedetto XVI davanti alla grande basilica di Aparecida, erano attese un milione di persone, mentre i presenti non hanno raggiunto i duecentomila. Le autorità hanno spiegato la mancata presenza con la grande copertura mediatica (almeno quattro canali offrivano la diretta degli eventi) e con il fatto che molti fedeli avevano già potuto vedere il Papa a San Paolo e dunque non si sono mossi dalla megalopoli per raggiungere il santuario.

Il viaggio era finalizzato soprattutto all’apertura dei lavori della V Conferenza dell’episcopato dell’America Latina e dei Caraibi più che all’incontro con le varie realtà del Brasile. Ma è certo che nei percorsi compiuti dal Papa e nelle grandi cerimonie all’aperto i numeri sono stati inferiori a quelli di altre visite papali in Paesi europei.

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