Schiavone, le promesse di miss tennis

Vede un 2006 fra le prime dieci: «Ho già battuto Serena Williams sulla terra. Devo rifarlo sul veloce. Il mio segreto? Il piacere di giocare»

da Roma

«È stata un'annata produttiva sia per i risultati professionali sia per quelli personali».
Così Francesca Schiavone, numero uno in Italia e 13ª nel ranking mondiale, sulla stagione tennistica appena conclusa. La tennista milanese ha cominciato bene anche il 2006: ha debuttato vincendo nel torneo di Gold Coast, in Australia, classica marcia d’avvicinamento agli open internazionali che apriranno di fatto le ostilità sportive dell’anno nuovo. La Schiavone ha sconfitto al primo turno 6-3, 6-2 la cinese Meng Yuan (anche Flavia Pennetta ha vinto, 6-2, 6-4 sulla russa Bychkova).
Tornando a Francesca, il primato in Italia è un ottimo risultato, ma per la Schiavone è solo un punto di partenza per migliorare e cercare di esprimere il proprio gioco in ogni situazione. «Non mi tocca tanto essere la numero 1 in Italia, ma ciò che più mi preme è riuscire ad esprimere me stessa su un campo da tennis. Il mio piacere più grande sta nel gioco ed ogni giorno che passa è utile per poter migliorare». I sogni di una professionista, per sua stessa ammissione, sono facilmente immaginabili, ma la Schiavone mantiene il riserbo. «Il mio sogno nel cassetto? Penso che sia molto personale. Comunque è abbastanza semplice intuire quale possa essere per un professionista». Vale a dire dare la scalata ai primi dieci posti della classifica.
La tennista milanese si è già presa una bella soddifazione «battendo Serena Williams a Roma». Una vittoria che considera la più bella della sua carriera e che vorrebbe ripetere. «Mi piacerebbe confrontarmi di nuovo con Serena Williams su un campo veloce». Il tennis azzurro avrebbe bisogno di un maggiore ricambio generazionale, ma la strada per arrivare ai vertici del tennis mondiale è piena di insidie.
«Per avere successo è necessario avere una grande passione e bisogna essere pronti ad avere tanti impegni, ad assumersi molte responsabilità e a confrontarsi con il mondo intero. Ma non si può e non si deve parlare di sacrifici.

Si deve decidere di giocare non perché si è obbligati, ma soltanto perché piace. Sono sicura - conclude - che presto arriveranno dei cambiamenti. E i più giovani avranno la possibilità di avvicinarsi ancora più numerosi a questa meravigliosa disciplina».

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