Santoro spara una requisitoria contro la «macchina del fango di sinistra». Ilaria D’Amico ammicca in tubino nero incalzando gli ospiti de ’Lo spoglio’. La Telecampagna elettorale è una gara tra conduttori tv e stili giornalistici diversi. Quasi un nuovo gioco di società. Competono conduttori di talk show, anchorman assortiti. Il pubblico dà i voti, promuove o boccia.
Dalle primarie del Pd in poi siamo tutti diventati critici televisivi. Meglio i faccia a faccia, i talk tradizionali sono morti e via sentenziando, spesso a sproposito. Ora il match tra Bruno Vespa e Giovanni Floris, tra Lilli Gruber e Ilaria D’Amico si è fatto più nervoso e stimolante. Il criterio di valutazione è la cattiveria del giornalista. «Brava, è stata sufficientemente cattiva», si è complimentato Berlusconi al termine della puntata d’esordio su SkyTg24 de ’Lo spoglio’. Una gara nella gara esserlo con lui, nemico pubblico number one. In un momento di antipolitica diffusa, la cattiveria serve per accreditarsi e acquistare popolarità sui giornali e in Rete. Il giorno dopo nei social network circolavano i tributi alla D’Amico: «Dite a Santoro che si faceva così». Vince chi imbriglia maggiormente l’ospite e lo mette alle strette. Non importa se i telespettatori capiscono poco. Se non riescono a farsi un’idea chiara dei programmi degli schieramenti. La Telecampagna elettorale sembra un rodeo, il giornalista in groppa al politico da domare. Alla fine ci si chiede se il tal leader ne è uscito bene o malconcio.
Con qualche variante, le principali scuole giornalistiche iscritte al rodeo sono tre.
La prima, quella cui siamo più abituati, è quella rappresentata del conduttore solo al comando. Santoro ne incarna la versione più carismatica, quasi sciamanica. Ospitando Berlusconi a ’Servizio Pubblico’ e sfiorando i 9 milioni di telespettatori ha compiuto una parabola professionale e vinto una sfida culturale. E dunque Santoro finora è il vincitore indiscusso della gara. L’anchorman è un guru, ha posizioni politiche forti, è un soggetto in campo che risponde a Grillo, a Monti, a Bersani e al partito di ’Repubblica’. «Dite a Saviano che la macchina del fango funziona anche a sinistra». In questo momento l’ospite in cui Michelone si rispecchia meglio è Maurizio Landini della Fiom. Come un paio d’anni fa era De Magistris. Chissà se anche Landini prima o poi entrerà in politica. Oltre a Santoro e Gad Lerner, cresciuti nelle assemblee giovanili, c’è Lilli Gruber, che è riuscita a sfumare nel pedigree austro-ungarico un passato da pasionaria del sindacato giornalisti Rai. I conduttori-guru si schierano. Bruno Vespa e Giovanni Floris invece si mimetizzano.
La seconda formula giornalistica è quella vista a ’Italia domanda’ su Canale 5, format inaugurato negli anni ’90 da Gianni Letta e aggiornato dal Tg5. Le domande al politico, l’altra sera Bersani stasera Berlusconi, arrivano dalla gente comune, da alcuni giornalisti della carta stampata e, appunto, da quelli della redazione del tg. Una specie di uno contro tutti, che sta tra ’Porta a Porta’ e le tribune politiche, con l’aggiunta delle interviste in strada. Contenuti affrontati in modo un po’ scolastico. Da rivedere lo studio, senza un centro di gravità, indispensabile nell’uno contro tutti.
La terza scuola giornalistica è quella di SkyTg24, formula anglosassone improntata all’interattività. I telespettatori (128 mila per Berlusconi, 132 mila per Monti, stasera tocca a Bersani) possono esprimere soddisfazione in tempo reale, da poco a molto, per le riforme proposte. Un gruppo di ricercatori applica il ’fact-checking’ per fare le pulci alle risposte del politico. Le domande sono, o dovrebbero essere, rapide, e vengono contestualizzate da supporti iconografici. C’è una certa attenzione al profilo umano del candidato. Ilaria D’Amico ha incalzato Berlusconi sul suo proclamarsi cattolico e ha strappato a Monti la contrarietà ai matrimoni gay. Grazie all’auricolare è connessa probabilmente con Sarah Varetto, direttore del tg.
Un po’ alla maniera di Ambra con Boncompagni. Ma anche come abbiamo visto fare ai telegiornalisti americani in decine di film e telefilm.Il rodeo elettorale è solo all’inizio, si accettano nuovi concorrenti. Magari targati Rai...
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