Schifani smonta i dossier «Caso inventato ad arte dopo il flop di Veltroni»

Schifani smonta i dossier «Caso inventato ad arte dopo il flop di Veltroni»

da Roma

Secondo Renato Schifani, presidente dei senatori di Forza Italia, l’assioma è elementare. Perché, spiega, «il caso dei dossier illegali del Sismi è stato montato ad arte» quando nel centrosinistra è apparso chiaro che «la discesa in campo di Veltroni è stata un fallimento». Dopo il discorso del Lingotto, «come per incanto non si è più parlato di intercettazioni e i veleni sono stati messi nel cassetto» perché, dice Schifani, «la discesa in campo del buonista per antonomasia richiedeva uno scenario di pacificazione nazionale». Poi, «si sono resi conto che l’effetto Veltroni è stato basso» e così, «sono tornati ai loro vecchi metodi di delegittimazione dell’avversario», sperando di «mettere in secondo piano tutti gli scandali di questo ultimo anno» e «recuperare consensi». La dimostrazione «che stiamo correndo sempre più veloci verso le elezioni anticipate».
Insomma, secondo lei è un’operazione a tavolino?
«Non posso pensare che sia un caso il fatto che proprio nel momento di massima popolarità di Berlusconi la sinistra torna ai suoi vecchi metodi per provare ancora una volta a demolirlo».
Ma sui dossier sta indagando la magistratura.
«Che ancora una volta è parte attiva in questa operazione di delegittimazione. Vorrei capire, per esempio, chi ha detto al senatore Brutti che esiste un fax inviato da Pio Pompa a Berlusconi».
Un’idea deve averla...
«Lo ha avuto dalla procura, è chiaro. Vuole che le dica di che corrente è il magistrato titolare delle indagini?».
Prego.
«Mettiamola così: non mi stupirebbe fosse di Magistratura democratica».
Però il fax c’è...
«Un fax inviato a Palazzo Chigi e indirizzato a Berlusconi... Ma sa quanti ne riceve un premier? Sono decisamente più quelli che non guarda di quelli che legge davvero. La verità è che si vuole far credere che Berlusconi controllava i suoi avversari, come al solito senza uno straccio di prova. Ma pur di riuscire nel loro intento, autorevoli leader del centrosinistra sono disposti a rinnegare il passato».
In che senso?
«Oggi Pollari è diventato un bandito, mentre nella scorsa legislatura lo stesso Brutti ma pure Fassino e D’Alema ne hanno tessuto le lodi per come ha gestito tutti i sequestri nei teatri di guerra. Al punto che il governo Prodi lo ha nominato consulente di Palazzo Chigi».
Il premier auspica sia fatta chiarezza...
«Perfetto, allora si indaghi a 360 gradi su tutti i rapporti non chiari tra pezzi dello Stato. Se il centrosinistra non ritiene sufficiente che della questione si occupi il Copaco, allora si apra una commissione d’inchiesta ad ampio raggio. Su quanto detto dal ministro Padoa-Schioppa, che ha accusato Speciale di aver fatto della Finanza un corpo separato. Sul viceministro Visco, sotto inchiesta per le pressioni sullo stesso Speciale. Sulle ingerenze della politica sul sistema bancario, tanto forti che si è perfino tentata una scalata. E, ancora, sulla condotta di quegli esponenti ds che sostenevano l’operazione, chi dicendo “abbiamo una banca” (Fassino, ndr) e chi “facci sognare” (D’Alema, ndr)».
Insomma, non sembra dare molto credito alla storia dei dossier...
«Mi ricorda molto quella dello spionaggio fiscale. Per giorni ci hanno fatto credere che fossimo tutti controllati, a partire da Prodi che si diceva indignato. Poi si è scoperto che si trattava di qualche curioso che lavorava all’Agenzia delle entrate. Insomma, una bufala».
Fassino dice che se anche Berlusconi non ne sapeva nulla «c’è un principio di responsabilità oggettiva».
«E dunque Prodi dovrebbe rispondere della vicenda Rovati e del caso Visco...

Mi viene quasi il dubbio che il segretario dei Ds voglia minare non solo la credibilità di Berlusconi ma anche quella del premier. Comunque, un’affermazione simile da chi a Consorte diceva “abbiamo una banca”, mi pare davvero inopportuna...».

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