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Lo Schindler inglese, 100 anni, riabbraccia gli ebrei che salvò nel 1938

Nicholas Wintor, che nel 1938 organizzò la fuga da Praga di 669 bambini minacciati dal nazismo, ne incontra 22 (ormai settantenni) a Londra

«Salva una vita, salverai il mondo». La celebre frase pronunciata dall'industriale tedesco Oskar Schindler, che salvò centinaia di ebrei dai campi di concentramento, è diventata famosa grazie al film di Steven Spielberg. Meno nota è la vicenda di Nicholas Wintor, lo «Schindler inglese» che durante la Seconda Guerra Mondiale salvò oltre 600 bambini ebrei cecoslovacchi dai campi di concentramento, facendoli salire su treni diretti a Londra. Nel settantesimo anniversario dell'ultimo di quei viaggi verso la salvezza, Wintor, che ha compiuto 100 anni, ha riabbracciato su una banchina della Liverpool Station di Londra 22 di quei bambini, ormai anziani. L'occasione è stata l'arrivo da Praga di un treno speciale per ricordare quell'eroico salvataggio.
Winton nel 1938 era un giovane e rampante impiegato di Borsa. Pochi giorni prima delle vacanze di Natale, che progettava di trascorrere in Svizzera, ricevette la telefonata di un amico, Martin Blake, che gli chiedeva di rimandare i suoi piani per aiutare gli ebrei che si erano rifugiati in Cecoslovacchia. Immediatamente partì per Praga e si mise in contatto con il Movimento per i profughi minorenni a Londra, che si impegnò a dare ospitalità a centinaia di bambini e ragazzi in cambio di un deposito di 50 sterline per ognuno.
Alla notizia che un treno sarebbe partito per portare i bambini ebrei in Inghilterra, decine di genitori si riversarono nella stazione della capitale cecoslovacca. In poco più di nove mesi, con otto viaggi in treno, 669 bambini vennero salvati. Nel tempo diedero vita ad una discendenza di cinquemila persone, conosciuti come i «figli di Winton».
«Ho fatto tutto in segreto, l'ho nascosto persino alla mia famiglia», raccontò Winton in un'intervista prima di essere nominato baronetto. La sua storia divenne pubblica quando la moglie Greta trovò in soffitta una valigia con gli elenchi dei bambini salvati e le lettere dei loro genitori. Una delle bambine ebree salvate dall'eroe inglese ha scritto una biografia e una sceneggiatura sulla sua vicenda.

«Pochi di noi sono riusciti a ritrovare i propri genitori alla fine della guerra, ma, se non fossimo stati separati, saremmo morti con loro nei campi di concentramento», ha spiegato Vera Gissing.

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