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Schumacher «Alla Mercedes? Sto bene qui»

Benny Casadei Lucchi

nostro inviato a Istanbul

Due incontri e la fantasia segretamente covata dalla Germania intera diventa d’un tratto qualcosa di più. Norbert Haug, tedesco gran capo Mercedes in F1 ha chiacchierato un paio di volte con Schumi, tedesco iper campione del mondo con la Ferrari. È successo in Ungheria e di recente a Istanbul. Ovviamente, il tedeschissimo giornale popolare Bild ha poi fatto il resto. Risultato? «Schumi, c’è qualcosa di aperto con la Mercedes?», era il titolo di ieri.
Il dibattito è aperto. Anche perché, nonostante il pilota si sia affrettato a smentire («Non voglio nemmeno commentare le voci che mi danno in procinto di andarmene dalla Ferrari: tutti sanno quanto io sia legato fortemente a questa squadra»), il sopra citato Haug ha invece confermato l’incontro, precisando però che «si è parlato solo del futuro della F1, perché escludo che lui lasci la Ferrari». Concetto perfettamente in linea con la logica, anche perché la McLaren-Mercedes ha già Raikkonen (ambito dalla Ferrari ma che, come anticipato dal Giornale, ha detto «io alla Rossa? Prima risolvano i loro guai»). Tra l’altro, proprio a fine Gp, Jean Todt, a chi gli domandava se Michael, depresso per la crisi, non fosse tentato di smettere o andarsene, aveva ribattuto: «Anzi, ha ancora più voglia di rifarsi».
Più verosimile, invece, che burattinaio dell’intera vicenda sia il manager di Schumi, Willi Weber il quale, in attesa di capire se il campione deciderà di andare avanti o ritirarsi, cerca comunque di tenere alto il prezzo: «Michael considera la Ferrari la propria famiglia. Quando scadrà il contratto, a fine 2006, potrà fare quello che vuole». Frase, questa, che segue di pochi giorni un altro concetto: «Michael non si svende».

Perché Webber sa che difficilmente la Ferrari e il suo munifico sponsor tabaccaio potranno in futuro ragionare sulle cifre offerte in passato al campione (50 milioni solo per il contratto), ma sa anche che il campione non ha alcuna voglia di iniziare nuove avventure in casa d’altri.

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