Roma - Basta con l’effetto annuncio, lo sciopero minacciato che fa paura, ma che, al conteggio delle adesioni, si risolve in poche manciate di scioperanti: agitazioni proclamate ma non riuscite sulla carta, che allontanano però dai servizi migliaia o milioni di cittadini spaventati dai treni che possono non partire, gli aerei non volare. E basta con l’agitazione classica: presto diventerà legge lo sciopero virtuale.
La disciplina sul diritto di sciopero va modificata, e ieri il Consiglio dei ministri ha messo nero su bianco le linee guida (da sottoporre ai sindacati) di un disegno delega che introdurrà due novità sostanziali: sarà creato «l’istituto dello sciopero virtuale» e verrà sancito il referendum obbligatorio pre-sciopero tra i lavoratori nel settore dei servizi pubblici essenziali. Questo per dare un reale peso alla protesta, per prevenire le paure dell’effetto annuncio: «Proprio oggi - spiegava ieri il ministro del Welfare Maurizio Sacconi presentando le linee guida del governo - è stato organizzato uno sciopero da sigle sindacali minori e l’effetto annuncio è stato di diffusa rinuncia ad utilizzare i mezzi di trasporto nonostante un grado di adesione che si rivelerà basso». Per questo la riforma che si sta scrivendo servirà «a dare un maggior grado di certezza ai livelli di adesione dello sciopero richiedendo un referendum e l’adesione individuale preventiva». Il referendum obbligatorio preventivo, si legge nelle linee guida, servirà appunto ad «avere piena coscienza del grado di partecipazione effettiva e quindi di funzionamento dei servizi».
Lo sciopero virtuale, l’agitazione nobile in cui il lavoratore svolge la sua mansione ma non percepisce lo stipendio, è una novità che piacerà invece sicuramente alla Uil (la proposta era stata lanciata dal leader Luigi Angeletti dalle colonne del Giornale): «Le somme versate dalle parti (lavoratore e azienda, ndr) potranno confluire in un apposito fondo», con l’eventuale «restituzione in caso di raggiungimento dell’accordo sulla materia oggetto del conflitto». I soldi dello sciopero tornano indietro se si fa «pace»: sembra un vero e proprio incentivo all’accordo tra le parti sui contratti di lavoro.
Tra gli altri cambiamenti, l’assegnazione ai prefetti della competenza sulle sanzioni per le associazioni che non rispettano le regole, e non più alle aziende, come accadeva fino ad adesso. Questo passaggio dovrebbe rendere più effettivo il pagamento delle multe, perché a occuparsene sarà direttamente lo Stato. Un’altra novità (che non piace alla Cgil): sanzioni «adeguate e proporzionate» sono previste anche per settori «differenti dai servizi pubblici essenziali».
L’obbiettivo generale, come si legge dal testo del ministero del Welfare, è quello del «contemperamento tra esercizio del diritto di sciopero e salvaguardia dei diritti della persona e dell’impresa».
È soddisfatto della volontà del governo di consultare i sindacati il leader della Cisl Raffaele Bonanni («un’importante correzione di rotta»). Bocciatura invece dalla Cgil: le linee guida del Welfare sulla riforma del diritto di sciopero sono «illiberali» e di «incerta costituzionalità».
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