Sciopero, furbetti del Tg1: Ferrario si mette di riposo Giornata di paga incassata

L'ex conduttrice del Tg1, alla guida della frangia interna contro il direttore Minzolini, ha spinto i colleghi a incrociare le braccia. Però in occasione dell'agitazione si è messa in riposo

Sciopero, furbetti del Tg1: 
Ferrario si mette di riposo 
Giornata di paga incassata

Roma - In piazza Navona, nel no bavaglio day, era lì sul palco insieme all’attrice Ottavia Piccolo per guidare la contestazione della libera stampa contro il disegno di legge sulle intercettazioni. «Sciopero contro il bavaglio», fu uno degli slogan della giornata di protesta, con l’inviata del Tg1 a fare da testimonial dell’informazione con la schiena dritta. Una premessa per il grande sciopero del 9 luglio, con l’invito a tutti i colleghi, dalla carta stampata alle agenzie alle tv, di aderire in massa per dare un segnale forte alla maggioranza imbavagliatrice. Peccato però che poi la Ferrario non abbia, tecnicamente, scioperato.

La cosa non è sfuggita ai colleghi della Rai, che hanno fatto notare la seguente curiosità: il 9 luglio, giorno dello sciopero, Tiziana Ferrario non era segnata presente, ma di recupero riposo. Funziona così, chi vuole scioperare si segna presente e poi avvisa la segreteria di redazione che quel giorno non lavorerà perché in sciopero. A fine mese, quel giorno di mancato lavoro verrà tolto dalla busta paga, che quindi «dimagrirà» dell’importo corrispondente ad una giornata di lavoro. Se invece si è in riposo (o in recupero riposo) dal punto di vista formale non si è in sciopero. Altri colleghi del Tg1 hanno seguito la normale trafila, e a fine mese se ne accorgeranno con la busta paga. La Ferrario, pasionaria dello sciopero e tra l’altro, consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, invece no. Come lei, però, la maggioranza di finti scioperanti del Tg1, che quel giorno si trovavano - fatalità - segnati di riposo, recupero riposo o ferie. Una semplice «tecnicalità»? Mica tanto, a sentire i commenti degli scioperanti, quelli veri, che si sentono gabbati dalla «dimenticanza» della Ferrario e di altri giornalisti in pseudo-sciopero retribuito.
Anche perché, fanno notare alcuni giornalisti di Saxa Rubra, i turni settimanali della settimana del 9 luglio, sono stati decisi il 2 luglio, ovvero il giorno dopo la manifestazione di Piazza Navona capitanata dalla storica conduttrice del Tg1. Dunque, già si sapeva che quel venerdì sarebbe stato sciopero. Perché allora segnarsi di «recupero riposo», godendo quindi di una giornata retribuita? Malignità, certo, come è naturale ce ne siano in una redazione. In particolare quella del Tg1, che negli ultimi tempi pare essersi trasformata in un campo di battaglia, tra pro-minzoliniani e anti-minzoliniani. Tra questi ultimi, ovviamente, la Ferrario, che dopo il suo avvicendamento alla conduzione con colleghe più giovani (una «rimozione politica» secondo lei) è diventata insieme alla Busi la paladina della rivolta contro l’«occupazione del telegiornale più importante del servizio pubblico», come se la politica fosse entrata al Tg1 solo con Minzolini, e non già con Riotta, Gad Lerner, Albino Longhi, Demetrio Volcic e gli altri direttori.

Minzolini aveva motivato il turn over alla conduzione del Tg come un’operazione di rinnovamento e ringiovanimento dei volti alla conduzione. Si faceva notare, tra l’altro, che la Ferrario era fissa in quel ruolo da 28 anni, quando c’era l’Urss di Breznev. «Non è vero», scrisse lei sulla bacheca della redazione, una sorta di cahier de doleances dei colleghi del Tg1, «io conduco da 31 anni», precisò lei.

«Quello che mi è stato fatto è una grande porcata», disse poi la Ferrario a proposito della scelta del direttore. Da lì, la nuova carriera barricadiera dell’inviata Rai, dalla resistenza a Minzolini a quella contro la legge bavaglio. Tutto, anche a costo di uno sciopero. Fatto dagli altri.

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