La scommessa di Torino in Sud America

La guerra per Opel è allo scontro finale. La resa dei conti è attesa domani, quando Fiat, l’austro-canadese Magna e il fondo Usa Ripplewood, si confronteranno davanti al cancelliere Angela Merkel, i ministri coinvolti e i governatori dei quattro Laender che ospitano gli stabilimenti Opel. Quasi un conclave «armato», che la Merkel è disposta a prolungare fino a notte fonda, pur di individuare una via di uscita prima che per la capogruppo Gm scatti la probabile procedura di insolvenza, il cosiddetto «Chapter 11»: la scadenza è il 30 maggio ma secondo alcune indiscrezioni l’orientamento di Washington dovrebbe essere chiaro già venerdì sera.
Il futuro di Opel dipende però molto anche dal parere di Gm e di Washington. Ecco perché ieri l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, si trovava nuovamente in «missione» in America, per tastare gli umori di Detroit e della task force di Barack Obama.
Ma già oggi, l’ad di Fiat tornerà in Germania per un summit decisivo con frau Merkel e il ministro dell’Economia Karl-Theodor zu Guttenberg che poi vedrà anche il vicepresidente Fiat e presidente della holding Exor, John Elkann (già a Berlino per altri impegni). Marchionne illustrerà a zu Guttenberg e alla leader della grande Coalizione l’offerta di Fiat che, dopo il rilancio, ha assicurato il mantenimento delle fabbriche tedesche, riducendo al contempo entro un massimo di 2mila gli esuberi attesi e da 7 a 6 i miliardi chiesti in prestito.
Il premier Silvio Berlusconi, si è detto convinto che il governo tedesco farà una valutazione oggettiva delle offerte, precisando di non voler interferire nella trattativa. Ma a Berlino, dove infuria la bagarre in vista delle prossime elezioni, la favorita pare continuare a essere Magna: sabato scorso Angela Merkel ha avuto una conversazione telefonica con il premier russo Vladimir Putin, cui sarebbe seguito un incontro segreto con zu Guttenberg e i vertici del consorzio Magna-Gaz-Sberbank. Quasi un accerchiamento, soprattutto se trovassero conferma le voci che vorrebbero Commerzbank pronta a spalleggiare Magna con una linea di credito fino a 4 miliardi: tra gli advisor di Opel c’è la controllata Dresdner Kleinwort, e Berlino è grande socio della banca. Questo non significa però che Magna abbia già concordato con il governo tedesco le ulteriori concessioni richieste, anche perché resta l’alternativa di condurre Opel sulla strada dell’insolvenza controllata.
In ogni caso, sebbene la strada per Opel appaia in salita, il Lingotto non ha deposto le armi: a partire da Gianluigi Gabetti, pronto a rilanciare il ruolo della famiglia Agnelli nel futuro gigante dell’auto. «Non è scontata la diluizione di Exor» nel capitale della nuova società che nascerebbe dal consolidamento del settore, ha detto il presidente d’onore della holding torinese, aggiungendo che molto «dipenderà dalle modalità» dello scorporo dell’auto dal Lingotto e dalla geografia dei soci.

In sostanza se il perimetro Fiat-Chrysler sarà o meno allargato a Opel e Saab, e se Detroit farà confluire le proprie controllate in Brasile e Argentina in cambio di una quota nel nuovo gruppo.
In Piazza Affari Exor ha ceduto il 4% chiudendo a quota 11,71 euro mentre per Fiat (meno 0,9%) nelle sale operative ha prevalso il clima di attesa.

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