Roma«Buon 9 novembre a tutti!», ha augurato Giorgio Napolitano ai personaggi dello spettacolo saliti ieri al Quirinale per i premi Vittorio de Sica 2009. Equiparando lo storico giorno della caduta del Muro di Berlino al 9 maggio del 45, quando «si affermarono diritti di libertà nei paesi in cui vennero sconfitti nazismo e fascismo», il presidente della Repubblica ha inteso nobilitare il rito della Giornata dello spettacolo, mentre tra crisi e tagli al settore lo stallo comincia a preoccupare veramente.
Ma i vertici dello Stato rassicurano la gente del teatro e del cinema, come ha fatto il ministro Sandro Bondi, il quale ha promesso «lintroduzione di nuovi standard fiscali in favore dellesercizio cinematografico», annunciando anche lapprodo in Parlamento, del progetto di riforma per la lirica e per lo spettacolo dal vivo, ambiti ormai a un passo dallestinzione. E si è avuta la sensazione fisica dun cordoglio reale, tra i preziosi arazzi e i soffitti dorati quirinalizi, quando Massimo Ranieri, con voce profondamente commossa, ha parlato a nome della gente di teatro, citando Garcia Lorca per due volte. «Il Paese che non aiuta il teatro, o è morto o è moribondo» (Lorca 1), ha vaticinato lattore, cantante e regista napoletano, auspicando «la formazione del pubblico giovane e una legge per il teatro, che manca da anni». Applausi a scroscio per lartista, infine, quando la citazione «la cultura costa, ma l'incultura costa assai di più» (Lorca 2) ha rappresentato la degna chiusa dun appello così vibrato.
È toccato poi a Giovanna Mezzogiorno, tra i premiati di spicco, accorarsi ulteriormente con un discorso personale, però condivisibile. «Ciò che mi ha sempre dato fastidio è labuso di potere e il malcostume che, purtroppo, spesso ritrovo anche nel mio ambiente di lavoro... per questo ritengo che i finanziamenti pubblici andrebbero dati principalmente alle opere prime», ha chiosato lattrice, in uninedita versione occhialuta, per poi stigmatizzare «un eccessivo squilibrio a favore di chi già gode, anche se per meriti, di una posizione di forza e a detrimento delle nuove generazioni». Ben detto, anche se, a guardarsi attorno, tra maggiordomi in polpe e corazzieri in alta montura, si notavano i figli di De Sica (Christian), Pontecorvo (Gillo), Risi (Dino), per tacere della stessa Giovanna, figlia di Vittorio Mezzogiorno, che per quanto talentuosa aveva già il nome in cartellone, come si dice.
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