Patricia Tagliaferri
da Roma
Questa volta non è della Cassazione ma della Corte dAppello di Roma lultima sentenza destinata a far discutere. Largomento è sempre quello scottante della violenza sessuale: se il reato viene commesso in un contesto ambientale degradato, gli autori possono essere puniti meno severamente. In questo caso ai due imputati - accusati di aver violentato nel 98 e nel 99 una ragazzina prima e dopo il compimento dei suoi 14 anni - i giudici hanno deciso di concedere le attenuanti generiche. Il che si traduce in un consistente sconto di pena. Di sei mesi per Gianfranco N., 36 anni, (allepoca dei fatti convivente della madre della ragazza), che così se lè cavata con una condanna a un anno e mezzo di reclusione, e di un anno per Gino C., 59 anni, (marito della donna a cui la giovane vittima aveva confidato di aver subito violenza), che dovrà scontare soltanto due anni invece dei tre che gli erano stati inflitti nel primo processo.
Il collegio che ha deciso così è presieduto da Afro Maisto. Nel motivare la sentenza il giudice scrive: «Le degradatissime condizioni di vita nellambiente i cui fatti sono maturati non coinvolgono, evidentemente, soltanto la minore e la madre, ma anche i due imputati, ai quali non possono essere negate le attenuanti generiche». Il Tribunale aveva ritenuto attendibile e dettagliato il racconto della ragazza, che si era costituita parte civile nel processo e per questo aveva condannato i due uomini anche al risarcimento dei danni. Inutile il tentativo della difesa di sollecitare lassoluzione degli imputati definendo «fantasie inutili» i resoconti della giovane. Limpianto accusatorio ha retto anche in appello. La Corte, infatti, ha dato atto alla vittima di aver raccontato gli episodi «in modo convincente, senza mostrare morbosità o abbandonarsi a fantasie». Però, nel rideterminare la pena, ha fatto esplicito riferimento alle condizioni di vita più che degradate nellambiente in cui si sono svolte i fatti. Che, a quanto pare, possono costituire unattenuante.
Largomentazione dei giudici, naturalmente, non è piaciuta allavvocato della ragazza, Domenico Battista: «Colpisce che lunico parametro usato per la concessione delle attenuanti generiche sia stato quello del contesto degradato che può essere anche un elemento di valutazione di gravità del reato, come previsto dallarticolo 133 del codice penale, ma non può essere certo quello assoluto, specie in una caso di violenza sessuale».
Il presidente dellOsservatorio sui diritti dei minori, Antonio Marziale, definisce «sconcertante» la decisione: «Le motivazioni addotte dalla magistratura sono disorientanti e si prestano ad una segmentazione sociale pericolosa perché differenzia le vittime degli abusi in eccellenti da una parte e miserabili dallaltra». «Ancora una sentenza aberrante», è il commento del deputato della Margherita Dorina Bianchi. «La violenza sessuale - dice - è una brutalità indegna di un Paese civile in ogni ambiente, degradato o meno».
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