Anna Maria Greco
da Roma
Su conflitto dinteressi e riforma tv, dopo le schermaglie è guerra aperta. Lancia lattacco ai progetti dellUnione il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri. Che grida all«esproprio capitalista» della creatura mediatica di Silvio Berlusconi, alla «turbativa di mercato», alla «redistribuzione delle frequenze agli amici», alle finte liberalizzazioni che nascondono un intento punitivo verso il Cavaliere.
«Una volta i re e i dittatori li appendevano per i piedi - dice, in unintervista alla Repubblica -. Il piazzale Loreto di Berlusconi rischia di diventare lo smantellamento delle sue televisioni». E qualche pasdaran vuole anche impedirgli di fare politica. Perché? Per «dare tutto alle Coop, come per le farmacie e fare di Mediaset la Coop-Television». A questa dichiarazione di guerra Confalonieri risponde: «Ci troveranno in trincea». Perché, aggiunge,«abbiamo il dovere di salvaguardare migliaia di posti di lavoro».
Toni infuocati, ai quali dalla maggioranza reagiscono in tanti e con altrettanta foga. Una nota dellUnione esprime «sbalordimento» di fronte all«aggressività» di Confalonieri, di solito aperto al dialogo. Un «attacco a testa bassa» che dimostra «quanto sia urgente nel nostro Paese dare risposte credibili e urgenti per difendere il mercato e la possibilità di scelta dei cittadini».
Il presidente di Mediaset non è solo. Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia, assicura che se il governo proseguirà nella sua «politica vendicativa e brutale» contro Berlusconi, il «popolo» della Cdl si mobiliterà per mostrare quali sono i suoi valori. Del conflitto dinteressi deve occuparsi il parlamento e non il governo, avverte lazzurro Marcello DellUtri, mentre il premier Romano Prodi assicura che rispetterà le competenze delle Camere, presentando solo un emendamento alla pdl che inizierà il suo iter il 13 settembre. Vogliono eliminare il Cavaliere, accusa il leghista Roberto Calderoli, e «gambizzare» Mediaset per controllare linformazione. Più caute le voci da Udc e An: il centrista Francesco DOnofrio dice no alla vendita forzosa dei beni, ma è pronto a discutere di blind trust e ineleggibilità e Gianni Alemanno di An, apre al confronto, se non cè «un intento punitivo».
Le tesi di Confalonieri suscitano una levata di scudi nella maggioranza. Il ds Giuseppe Giulietti lo accusa di sostenere «un cumulo di falsità» e di rappresentare «un gruppo privato trasformatosi in partito per tutelare il conflitto dinteressi e impedire che l'Italia entri in Europa anche nel settore dei media». Renzo Lusetti della Margherita avverte che il governo non si farà «intimidire». Macché attacco a Berlusconi, assicura Roberto Villetti della Rosa nel pugno, infatti nella proposta si parla di incompatibilità, non ineleggibilità. Peccato che il leader dellItalia dei Valori, Antonio Di Pietro, a Telese stia dicendo il contrario: «L'incompatibilità non risolve il problema.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.