MilanoTutta colpa dei «fannulloni statici» dei mondiali. Chi sono lo spiega la Regione Lombardia, che per combatterli ha dato ai dipendenti il permesso di vedere la partita durante lorario di lavoro, scatenando le ire della Lega. «Vergognoso» ha tuonato il capogruppo in Consiglio regionale Stefano Galli, per cui la Padania non solo esiste ma forse sarebbe lunica squadra di calcio autorizzata a bloccare la produttività del Nord.
Contro loffensiva del Carroccio, è arrivata la nota di difesa della Regione, in cui si lancia lallarme «fannulloni statici», ovvero «eventuali furbacchioni che, pur restando in ufficio, avrebbero potuto egualmente assistere alla partita tramite altri strumenti tecnologici». Così, spiegano dai piani alti del grattacielo Pirelli, per evitare ai tifosi di intasare le connessioni internet, sovraccaricare le bollette telefoniche e usare radio e televisorini, la Regione ha autorizzato i dipendenti a riunirsi ufficialmente nellAuditorium del palazzo. Non solo, ad assistere allevento su un megaschermo patrocinato dal Cral.
Impiegati e quadri si sono ritrovati nella bella sala di legno intitolata a Gaber per vedere la partita come al cinema, ammassati tutti insieme, usufruendo di «un permesso breve» regolamentato in ogni dettaglio via mail dai vertici della burocrazia regionale: «Per loccasione la Regione ha deciso di anticipare - in via del tutto eccezionale - la fine della fascia di presenza obbligatoria alle 15.30».
La situazione di per sé alla Fantozzi è diventata tragedia con lumiliazione della Nazionale, che ha trasformato i malcapitati dipendenti in «permesso breve» in un piccolo esercito in disfatta. Poiché al peggio non cè mai fine, è arrivata la beffa leghista. «Sono disgustato dal segnale dato dallamministrazione, che ha concesso il permesso breve ai dipendenti che vogliono guardarsi la partita della nazionale italiana, in permesso retribuito e accomodati in poltrona» si è indignato Galli. In realtà luscita anticipata dovrà essere recuperata con sessanta minuti di straordinario «nei prossimi quattro giorni lavorativi», spiegano dalla Regione.
Che non fosse aria, si era capito leggendo La Padania di ieri, che denunciava lo scandalo e inneggiava alla promessa del ministro Brunetta di restare al lavoro, incurante di qualsiasi pallonata.
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