da Milano
La tempesta, al Pirellone, è scoppiata in pieno agosto. Il primo fulmine è partito dallassessore leghista alla Sanità, Alessandro Cè. Un fulmine, abbattutosi nel centro dellufficio del presidente della giunta lombarda, Roberto Formigoni, lanciato a mezzo stampa. È il 26 agosto e Cè dichiara al Corriere della Sera: «Formigoni vive la politica seguendo una logica di potere». Il Governatore, colpito, immediatamente tuona: «Si tratta di parole miserabili. O vengono smentite o lonorevole Cè ha una sola strada, trarre le conseguenze delle sue affermazioni e separarsi da un organismo di cui non condivide neppure limpostazione».
Le nubi, da allora, si addensano settimane dopo settimane. Il 29 agosto è Formigoni a contrattaccare: sospende Cè e riassume le competenze in materia di sanità. Persino Berlusconi cerca una mediazione ma lo scontro non si placa e la Lega minaccia addirittura di non votare il bilancio. Le schermaglie proseguono, il 6 settembre, ad Arcore, Berlusconi cena con il leader del Carroccio Umberto Bossi. Cè anche Cè. Sembra che la Lega possa chiedere al suo uomo un passo indietro. Ma la base dei lumbard sembra essere tutta per lassessore «congelato».
Sullo sfondo, gli alleati. An, Forza Italia, centristi: tutti a chiedere ai contendenti di «far prevalere la ragione».
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