Gli ultimi evidentemente ad aver aperto gli occhi su un drammatico problema che era ampiamente prevedibile perché al momento dell’apertura delle frontiere altri paesi europei, come la Francia, avevano già fatto accordi con la Romania per congelare temporaneamente il flusso degli immigrati. A questo poi si aggiunge il fatto che sia in Germania, sia in Francia sia in Spagna c’è una legislazione più rigida rispetto al nomadismo e meno tolleranza nei confronti della microcriminalità. Il risultato è che il flusso ha straripato in Italia.
A nove mesi da quella data Amato e Ferrero partoriscono l’idea che occorre mettersi d’accordo col governo romeno per bloccare le partenze all’origine. «Azioni repressive contro i Rom servono più in Romania, da dove è in atto un vero e proprio esodo di Rom», dice Amato, nel corso dell’audizione alla commissione Affari costituzionali del Senato. Queste persone, spiega, «scappano da condizioni di non vita», confermando di aver affrontato il problema con una delegazione romena che ieri è venuta in Italia. Amato comunque pensa pure a rendere più facili i rimpatri forzati anche per i cittadini comunitari dando ai prefetti il potere di espellerli per motivi di sicurezza pubblica. Il ministro poi ha ammesso che «è stato fatto un errore tecnico nel decreto legislativo del 6 febbraio scorso (decreto ovviamente firmato dallo stesso Amato ndr)in attuazione della direttiva Ue sulla libera circolazione dei cittadini comunitari, che ha in qualche modo ridotto le possibilità di espulsione». Per espellere cittadini indesiderati infine secondo Amato «non deve essere necessario che abbiano subito condanne penali».
Quando i buoi oramai sono tutti scappati Ferrero annuncia di voler «fermare l’afflusso dei Rom in Italia per consentire una corretta integrazione e per evitare episodi di rigetto da parte delle comunità italiane». Che cosa si farà quindi di concreto ? Intanto è stato previsto un tavolo di confronto tra le autorità del governo di Bucarest e il ministro, che ieri ha incontrato il segretario di Stato e presidente dell’Agenzia nazionale rumena per i Rom, Gruia Bumbu, e Dana Varga, consigliere personale del primo ministro.
Ai due rappresentanti Ferrero «ha espresso grande preoccupazione, oltre che per le condizioni di vita delle popolazioni nomadi, per le conseguenze che l’accresciuto afflusso di Rom in Italia sta provocando nel tessuto sociale delle nostre comunità locali».
Dunque in vista dell’obbiettivo di una piena integrazione, impossibile in queste condizioni di sovraffollamento, Ferrero ritiene indispensabile limitare l’afflusso dei rom «per intervenire in maniera efficace nei confronti dei 150.000 Rom che già risiedono nel nostro Paese». Come pensa di ottenere qualche risultato il ministro? Con una stretta «collaborazione del governo rumeno per costruire un quadro realistico di interventi, a partire proprio da uno sforzo congiunto inteso a stabilizzare e regolare la presenza di queste comunità in Italia». Per tali interventi quest’anno sono già stati stanziati 4 milioni di euro: i finanziamenti potranno essere aumentati se la situazione verrà stabilizzata.