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Scoppia il giallo Armstrong: era dopato

Pier Augusto Stagi

«La menzogna Armstrong», finisce in prima pagina sul quotidiano sportivo L'Equipe. Finire poi su tutti i giornali del mondo e su tutte le emittenti del globo è la logica conseguenza. La notizia c'è tutta, ed è di quelle che minano in maniera profonda la credibilità dello sport professionistico. Armstrong sarebbe stato preso con le mani nella marmellata. Le prove, però, arrivano con sei anni di ritardo. Urine del '99, un'annata tutt'altro che speciale, ma che nella storia del ciclismo potrebbe andare a ricoprire un posto tutto particolare. Un'annata che per l'americano potrebbe avere lo stesso sapore del 5 giugno '99 di Marco Pantani. Stesso anno: l'inizio della fine. Demolirlo, come lui ha demolito i suoi avversari per sette anni consecutivi.
Un gioco tutto americano: fatto però questa volta dai francesi. Lanciare verso le stelle un atleta per poi divertirsi a gettarlo sempre più giù. Lance Armstrong, dopo aver vinto il suo settimo Tour de France consecutivo, e aver salutato tutti il 24 luglio scorso dal podio più prestigioso del mondo - quello dei Campi Elisi -, subisce l'ennesimo affondo da parte della stampa francese. «Lance Armstrong positivo nel Tour de France del 1999». Per sei volte, in particolare, i campioni di urina di Armstrong sarebbero risultati positivi all'Eritropoietina (Epo). «L'Equipe - si legge - è in grado di contraddire il sette volte vincitore del Tour de France».
Armstrong, nel corso della sua carriera, ha più volte affermato di non aver mai utilizzato sostanze proibite. Adesso il giornale può rispondere: «Recenti analisi effettuate su campioni raccolti in sei tappe del primo Tour vinto dall'americano, nel 1999, dimostrano che Lance Armstrong ha fatto ricorso a sostanze dopanti».
Le domande: ma per quale ragione sono state eseguite queste analisi dopo così tanto tempo? E soprattutto, sono accettabili scientificamente? «Non c'è nessun dubbio sulla validità dei test effettuati sui campioni di Armstrong - dice Jacques De Ceaurriz, il direttore del laboratorio di Chatenay Malbry -. Non abbiamo agito per effettuare controlli antidoping. Tutto rientra in un ampio progetto di ricerca per costruire un modello matematico utile per l'individuazione dell'Epo. I campioni in questione risalgono al 1999: il nostro metodo per trovare l'Epo è stato utilizzato ufficialmente per la prima volta alle Olimpiadi di Sydney 2000. Al Tour de France, invece, ha debuttato nel 2001. Dubbi sui nostri controlli? Ci sono due alternative: l'Epo, che è una proteina, può degradarsi nel tempo e diventare non identificabile. In tal caso, il test sarebbe negativo. L'Epo, però, può anche rimanere inalterata. Non c'è nessun dubbio sulla validità dei nostri risultati».
I nuovi test, che gettano ombra sulla carriera del 33enne texano, sono stati eseguiti nell'ambito di un progetto di ricerca e non in relazione ad un'inchiesta ufficiale sul doping. Proprio per questo, appare improbabile l'apertura di un fascicolo disciplinare. E, sempre secondo L'Equipe, non sarebbe possibile nemmeno effettuare controanalisi. «Noi lavoriamo su campioni anonimi - dice il dottor De Ceaurriz - identificati solo da un numero. Non abbiamo la lista degli atleti sottoposti ai controlli, che invece è in mano alle autorità sportive. L'anno scorso abbiamo analizzato campioni raccolti durante il Tour del ’99 e abbiamo riscontrato la presenza di Epo. Ieri - si legge su L'Equipe - abbiamo trasmesso i risultati all'agenzia mondiale antidoping (Wada) senza sapere che alcuni riguardavano Lance Armstrong».
E gli altri? Perché solo il nome di Lance Armstrong è uscito? Il texano replica duro alle accuse, dalle pagine del suo sito: «La caccia alle streghe continua... Io mi limiterò a ripetere ciò che ho detto già molte volte: non ho mai preso sostanze per migliorare le prestazioni». Scende in campo anche il presidente della Wada, Dick Pound: «Sarà interessante vedere ora cosa faranno l'Uci e la Federazione ciclistica degli Usa e soprattutto cosa avrà da dire Lance Armstrong».

Prende invece le distanze Jean Marie Leblanc, gran patron del Tour de France: «Sì, mi sento tradito da Lance».

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