La scossa fulmina il Pd: ex assessore in cella

Gian Marco Chiocci

Massimo Malpica

Ancora una scossa giudiziaria sulle rive dell’Adriatico. Ma questa volta cambiano sia l’epicentro, da Trani a Bari, sia quello politico, dal Pdl al Pd. A finire in carcere è Sandro Frisullo, ex vicepresidente della giunta pugliese, per anni braccio destro del governatore Nichi Vendola. Dimissionario a giugno scorso, dopo il suo coinvolgimento nella sanitopoli regionale, ma intercettato mentre spiega a un amico di essere «ancora nel negozio», curiosa metafora dell’agone politico.
Frisullo l’hanno arrestato ieri mattina a Lecce gli uomini della guardia di Finanza insieme al direttore amministrativo della Asl di Lecce Vincenzo Valente. E le 53 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Sergio Di Paola (che si è preso oltre 40 giorni per decidere: la richiesta del Pm è dell’inizio di febbraio) sono un terribile atto d’accusa per il politico Pd, che avrebbe ricevuto dall’imprenditore Gianpaolo Tarantini soldi, regali e benefit (tra i quali numerosi incontri con escort) collaborando in cambio a spianare la strada agli affari di Tarantini nella sanità pugliese.
Una bella botta per l’immagine del centrosinistra che governa la Puglia, a una manciata di giorni dal voto. Perché il terremoto sottolinea un altro dato, non solo giudiziario ma appunto politico: persino l’indagine del pm barese Pino Scelsi, che almeno dal punto di vista mediatico sembrava girare intorno al caso «planetario» di Patrizia D’Addario e delle due serate passate dalla escort a palazzo Grazioli, alla fine ha portato in carcere un uomo che fino a pochi mesi fa era al vertice dell’amministrazione regionale. Per capirci: nell’inchiesta che molti individuano con la «scossa» al governo vaticinata a giugno scorso in diretta tv da Massimo D’Alema (che era collegato da Otranto, dove si trovava proprio in compagnia di Frisullo), l’unico politico arrestato è l’ex vice di Vendola. Colpito duro dal gip, che rimarca nelle motivazioni della custodia cautelare come, a onta delle dimissioni, Frisullo non abbia perso la sua influenza politica: «Questo elemento – scrive il giudice – non può dirsi tramontato, pur a fronte delle formali dichiarazioni di “autosospensione”». A riprova, il gip cita una conversazione dell’inizio del 2010 in cui l’esponente del Pd parla con un imprenditore di politica, di D’Alema e di Vendola, di Boccia e di Emiliano. E spiega: «Io non sono in vetrina, ma sono ancora nel negozio». Quanto basta ai magistrati per «dubitare fortemente della capacità del prevenuto di astenersi dal reiterare ulteriori condotte di reato».
L’ordinanza traccia l’elenco di ciò che Frisullo ha ricevuto da Tarantini «per compiere o per aver compiuto atti contrari ai doveri di ufficio». Come detto ci sarebbero i soldi: per il gip sono almeno 182mila euro (12mila al mese da gennaio a novembre del 2008, più altri 50mila), anche se il giudice annota che «il versamento non è allo stato materialmente riscontrabile... Ma appare comunque verosimile e logicamente coerente con l’intera narrazione del Tarantini». E la lista va avanti tra «costosi capi d’abbigliamento» e «prestazioni di natura sessuale, pagate da Tarantini Gianpaolo, delle prostitute De Nicolò Maria Teresa, Di Meglio Vanessa, Carpentone Sonia». Senza dimenticare altri servizi come le pulizie domestiche, i buoni benzina, la messa a disposizione di una macchina con autista. Ed è proprio «Gianpy», assieme al fratello Claudio, che con le sue dichiarazioni porta all’arresto di Frisullo. Arrivando a spiegare quelle erogazioni come una sorta di stipendio: «Con Frisullo – mette a verbale l’imprenditore – avevo un accordo per una sorta di “protezione politica” a un costo fisso di 12mila euro a mese». Ed è sempre Tarantini che racconta ai magistrati che «Frisullo sapeva delle frequentazioni che avevo, delle ragazze che frequentavo, quando il rapporto con lui si intensificò pensai di sfruttare l’opportunità rappresentata dal fatto che lui era assessore e vicepresidente della Giunta, chiedendogli alcuni piaceri in cambio di denaro. Cosa che effettivamente avvenne».
Frisullo, per il giudice, era «organizzatore del sodalizio», curava i rapporti tra i Tarantini e il mondo della sanità pugliese «per dare attuazione al programma criminoso».

Ma Frisullo era anche il vice di Vendola, il presidente che della legalità e della trasparenza ha fatto una bandiera. E che, dopo averlo «tagliato», lo difendeva comunque: «È un fratello più piccolo per me, di cui ho apprezzato la passione e la diligenza».

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