Una «scossa» sui Navigli: così si finanzia il restauro

Grazie ai salti d’acqua dei canali si potrà produrre energia elettrica che renderà tre milioni di euro

Dopo anni di abbandono, Milano decide di riconquistare un pezzo della propria storia: i Navigli. Dalla Darsena di porta Ticinese, i famosi corsi d’acqua, su cui navigò il marmo del Duomo, si snodano a sud fino a Pavia, e a nord fino a Malpensa e all’Adda. Presso il Convento dell’Annunciata di Abbiategrasso, una delle tante perle culturali disseminate nel nord Italia, si è tenuta la VI conferenza Metropolitana dei Navigli Lombardi, il gruppo nato nel 2003 e promosso da Regione Lombardia. Si chiama «Navigli Lombardi Scarl» ed è una società consortile, esempio più unico che raro in Europa.
Il progetto inizia nel 2003 convogliando gli sforzi di regione, province e comuni rivieraschi in un’unica direzione. In seguito dà vita ad un «Piano d’Area Navigli» per dare così unicità di gestione, indispensabile per aggirare le sabbie mobili della burocrazia. L’obbiettivo naturalmente è riportare i Navigli all’efficienza. La forza di questa società, ci spiega il presidente Emanuele Errico, è la novità sia dal punto di vista tecnico che imprenditoriale. «Navigli Lombardi Scarl» infatti può contare, grazie all’appoggio della «Star Service System», leader nel settore del monitoraggio del territorio, sugli ultimi ritrovati tecnologici che le hanno permesso di mappare, sia infrastrutturalmente che territorialmente l’intera rete Navigli (150 chilometri di corsi d’acqua). Per quanto riguarda la parte imprenditoriale, invece, il progetto è ambizioso ma molto concreto e si basa sull’idea di sussidiarietà. A causa dei vincoli monumentali e culturali cui sono sottoposti i Navigli infatti, i costi per la sola messa in sicurezza delle sponde (tappa ovviamente obbligata dei lavori) ammonterebbero a 300 milioni di euro; improponibile pensare solo ad un intervento pubblico. L’unica via è quindi coinvolgere i privati.
Un’iniziativa che parte dal basso, puntando sul turismo in termini di navigabilità, sul territorio con il recupero di edifici dismessi di proprietà pubblica da affidare a privati e sulla produzione di energia pulita; gli studi fatti indicano la possibilità, sfruttando 29 salti d’acqua presenti, di produrre tre milioni di euro di energia elettrica. In questo modo il sistema navigli diverrebbe produttivo, e gli introiti verrebbero usati per finanziare i lavori.

Un esempio dunque, quello di questa società meneghina che, ancora una volta, evidenzia l’estro dell’impresa lombarda a cui si unisce il merito del recupero di una delle infrastrutture storiche più importanti in Italia. A conti fatti, l’aspetto positivo e confortante è il ritorno ad occuparsi della propria città, riscoprendone le radici e la storia.

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